Come le noci

La incontro a Lugano, per la prima volta. Un’amica, Silvia, mi aveva parlato di lei qualche giorno prima ed ero curiosa di conoscerla. Perché? Perché Ada Cerris – questo il suo nome – ha scritto un libro incredibile, un romanzo davvero intrigante e voglio saperne di più.

Durante quella chiacchierata spontaneamente amichevole, Ada mi ha lasciato il suo libro ancora vergine, odoroso come solo i buoni libri sanno essere. Beh, oggi, dopo soli cinque giorni di vorace lettura, racchiude le impronte delle mie riflessioni: sottolineature, commenti, punti esclamativi…

Come le noci: questo è il titolo di una storia che nasce in punta di piedi incollando chi legge a voltare pagina senza perdere una virgola. “Parla della violenza sulle donne” mi aveva anticipato Ada durante il nostro incontro, tenendo a precisare che non c’era alcunché di personale nella storia, partorita dunque solo dalla sua fervida fantasia.

Un intreccio di episodi, incontri di personaggi, tasselli di fatti che come in un domino si susseguono con matematica precisione e che tuttavia riescono sempre a sorprendere, sfidando a indovinare quale sarà la svolta successiva. 

Tutto comincia con una giovane donna alla ricerca di un suo futuro e di una sua indipendenza dalla madre. Si chiama Fabia e il 20 aprile del 1990 lascia la sua città, Lugano, per cominciare una collaborazione presso una facoltosa famiglia a Londra. Si sarebbe semplicemente dovuta occupare delle piccole nipoti di Sir Hale, in realtà questo sarà solo il punto di partenza della sua nuova esistenza. Un’esistenza drammatica, fatta di soprusi fisici e psicologici da parte di un marito dall’Ego incontenibile e feroce, capace di farsi perdonare subdolamente dopo ogni quotidiana brutalità.

“Fu in quel momento che la mia barca prese il largo. Non fu necessario guardare lontano, la burrasca incombeva. Il cielo si era fatto scuro e il vento stava portando la tempesta. Abbassai gli occhi e voltai le spalle al timone che furibondo iniziò a segnare le ore passate e future della mia diafana esistenza … Provai una pena infinita per quel vascello, il mio corpo, che ancora ostentava dignità. Il lamento della carena fu l’ultima supplica poi tacque sfiancato.”

Ma Fabia si ribella. Con l’aiuto di una misteriosa Associazione, sparisce letteralmente e si trasforma in un’altra persona, dentro e fuori. Sarà questa nuova donna, Carla, a riscattare non solo se stessa ma tante altre donne risucchiate nel vortice logorante della violenza da parte di uomini “malati e perversi”. Imparerà piano piano a conoscere quella nuova se stessa, muovendosi al limite della legalità, scoprendo aspetti psicologici inquietanti ma necessari per condurre la sua personale battaglia verso la vittoria, il vascello verso un porto sicuro.

Gli scenari del Canton Ticino abbeverano la storia di fiabesca bellezza ma né il placido lago né le montagne vestite di primavera possono addolcire la suspense che fino all’ultimo tesse la storia per dare infine un senso al titolo del libro.

Torno all’inizio, alla mia chiacchierata con una Ada spigliata ma riservata, simpatica ma un po’ insicura, e la riscopro assolutamente forte, audace e soprattutto dotata di un’arma potente: la sua scrittura. Sembra un segno, perché questo libro non parla semplicemente di violenza sulle donne ma della forza interiore e del coraggio di cambiare quando pare di essere alla deriva definitiva. Perché “Tutto diventa relativo quando si può rapportare quel tutto con il tempo che rimane … Ci ritroviamo in un continuo  aspettare e procrastinare a domani senza mai che ci chiediamo: ma quanti domani ho?

Brava Ada, il tuo domani è nelle tue mani.

Come le noci, di Ada Cerris, Pav Edizioni, 2022