Grit e le sue figlie, un romanzo come un sogno

“Collezione di attimi”. Rubo a Heinrich Böll questa espressione contenuta nel suo libro Opinioni di un clown perché a mio avviso ben si addice al romanzo di Noëmi Lerch, Grit e le sue figlie, edito da Casagrande. 

È la storia di una famiglia contadina, imbevuta in un mondo piccolo, eppure immenso, fatto di mucche, di pecore, di cani, di un cavallo da corsa e di un gatto con l’occhio bendato. E di mosche, tante mosche, ovunque, sempre, anche sui volti rassegnati dei protagonisti, le cui esistenze si snodano in “Un paese, in fondo a una valle. Si chiama, forse, Valle del sonno, Valle della fame, … Valle dei castelli, Valle dei forni, Valle della brace. Chiamala come vuoi.”

L’odore del camino e della pipa, del latte caldo e del formaggio, la musica della pioggia, il canto del vento, il bagliore del sole. Gli elementi vitali della valle alimentano la madre Grit e le sue figlie, Wanda e Iwa, che, insieme al padre Hias, alle due bambine di Wanda e a suo marito Gunnar, presente come un’ombra, riempiono la casa di domande, spesso senza risposte, ma anche di profondi silenzi. Il passato della famiglia riaffiora nei loro dialoghi, talvolta con il pudore di una goccia d’acqua, altre con l’impeto di un ruscello in piena. E si intreccia al presente, proprio come le trecce che il padre o la madre facevano alle bambine quando erano piccole. 

Gli eventi in sé appaiono quasi irrilevanti in questo romanzo: attimi per l’appunto, sparsi tra le pagine come immagini oniriche che scuotono il sonno. Poco importa se Grit se ne era andata via per diventare qualcos’altro ed era tornata malconcia, rimpicciolendo a vista d’occhio dentro il suo cappotto da ufficiale, dentro il quale ormai quasi scompare. Poco importa se coltiva il suo segreto tutta la notte dentro la sua stanza, sommersa da indecifrabili pile di carta. Cosa nasconde? Quel che basta per tenerla in vita, insieme agli animali e alla sua pipa. “Lo vedi il pino, dice Grit. La mia vita è andata avanti dritta come il suo tronco. Sapevo sempre cosa volevo, e quel che volevo l’ho ottenuto.” 

Con una prosa a tratti proustiana, a tratti molto elementare come la stessa vita contadina. Noëmi Lerch ci accoglie nel suo mondo rurale, fatto di fatiche, di freddo e di incertezze. Una quotidianità in cui anche il malessere ha un sapore fiabesco, il conflitto sfuma nella complicità e la separazione accentua l’amore. “E quando inizia una nuova vita, quella vecchia non smette di fare la sua parte, come a teatro gli attori non cadono stecchiti quando scendono dal palcoscenico.” 

Una quotidianità, quella di Grit e le sue figlie, scaldata dall’abbraccio della natura che ammanta la casa come a volerla proteggere, per custodire la famiglia e i suoi segreti lontano dal resto del mondo. Fino alla fine.

Grit e le sue figlie, di Noëmi Lerch, Edizioni Casagrande www.edizionicasagrande.com, 2024