Viaggi rubati

E quest’anno dove andrai?

Era normale chiedermelo, perché era mia abitudine – coltivata sin da giovanissima – consacrare ogni anno almeno un paio di settimane alla scoperta di un Paese sconosciuto. L’attrazione per ciò che è lontano, diverso, imprevedibile mi ha sempre animato e di questo ringrazio i miei genitori che hanno sempre incoraggiato i miei viaggi, anche se – immagino – con la naturale apprensione di chi assiste all’allontanamento di un figlio.

A maggior ragione, oggi faccio tesoro di tutto ciò che ho visto, assaporato, respirato e fatto mio durante il mio viaggiare nel mondo. Quello che ho vissuto visitando terre straniere è parte di quello che sono diventata, così come nel tempo le stratificazioni rocciose fanno una montagna. 

E quest’anno dove andrò?

Mentre fino a “ieri” ancora sognavo di avventurarmi verso un nuovo traguardo giocando con la mente ad anticipare le emozioni dell’ignoto, oggi un’oppressione pesa come un macigno sopra ogni aspirazione e desiderio. Mentre fino a ieri il mondo mi appariva ancora immenso e immensamente seducente, oggi mi sembra al contrario tanto piccolo e uniforme. Ovunque la mia mente si volti, riprendendo gli scampoli ormai evanescenti delle future mete che mi ero prefissata, cozzo contro muri grigi e sporchi, anziché varcare porte spalancate su mari turchesi e tramonti infuocati.

Tutto mi appare uguale, aggredito dalle stesse paure: Giappone, Madagascar, Thailandia … i regni della magia, del mistero, dell’esuberanza della Natura, di cibi paradisiaci, della delicatezza delle persone, tutte queste magnifiche diversità sono state appiattite da un’unica gigantesca mano che ha strangolato senza chiedere permesso né scusa la bellezza di quel mondo “antico”. 

Un malessere profondo mi assale al solo pensiero di dover imbarcarmi per un viaggio. Hanno ucciso anche quell’effervescenza che provavo appena entrata in un aeroporto, perché per me l’emozione di viaggiare cominciava proprio da lì, dal sentirmi in mezzo a tanti sconosciuti provenienti da ovunque, con tanti idiomi che risuonavano nell’aria come musica bizzarra. Mi sentivo libera, sganciata dalle abitudini, affamata di conoscenza, aperta alla vita. Senza paure!

Tutto questo brulicare di vitalità è abortito e, onestamente, non immagino come e quando possa rinascere. Le complicazioni imposte sono grottesche, gli ostacoli vertiginosi e gli imprevisti totali, visto che nessuno può fare previsioni ma solo sottostare a dispotiche decisioni. È come se mi fosse stata rubata una parte della mia vita.

In quest’istante allungo lo sguardo fuori della finestra e mi sento fortunata nell’abbraccio di una Natura che conforta e protegge dal fardello dei pensieri. Il sole già basso illumina ancora per poco la vetta del Generoso screziandolo di un rosa languido e in quest’immagine colgo la nostalgia di tutti i tramonti inenarrabili dei miei tanti, bellissimi viaggi. Quelli vissuti, quelli sognati, quelli rubati.