Cerco di concentrare la mia attenzione nelle banalità della quotidianità. Eppure una voce da dentro bussa insistente nella mia mente e mi scompone. Un impalpabile malessere pervade un groviglio di pensieri che graffiano, tentando invano di dare un senso a quello che sta capitando nel mondo. Un’impresa titanica per un essere umano qualunque.
Perché è impossibile, forse, capire il proprio tempo. Solo in retrospettiva si delineano disegni, scopi, significati che nel momento stesso in cui ci coinvolgono ci sfuggono.
Allora guardo indietro, oltre un anno fa. E colgo con salda consapevolezza un sentimento – intimo e collettivo – di profonda solidarietà. L’incertezza, allora, univa: si era tutti insieme anche se distanti e si camminava tutti insieme verso una meta nebulosa ma speranzosa.
Ricordo per esempio che durante alcune delle mie camminate lungo il fiume, ai margini della città, dalle finestre delle case, verso mezzogiorno, le persone si affacciavano per applaudire, idealmente solidali con il lavoro del personale infermieristico e medico. Se in quel momento trovavo un po’ assurdo quel gesto – lo ammetto – oggi lo ripenso come uno slancio di cuore e lo capisco. Quell’abbraccio ideale emanava un conforto che, un anno dopo, è stato quasi dimenticato, soffocato, sostituito dalla dilagante aggressività che le differenze di opinione hanno seminato.
Dagli applausi agli insulti, dagli abbracci agli schiaffi. Senza entrare nel merito dei contenuti e della giustezza o meno delle scelte di ognuno, mi fa paura la velocità con cui tutto è rovinosamente cambiato in così poco tempo. Il senso di inesorabilità è feroce, mi fa sentire goccia impotente, parte di una corrente impetuosa destinata a chissà quale prossimo salto nel vuoto.
Non serve dire NO, anzi il pensiero contrario viene ancor più trascinato con violenza verso un destino che vuol essere univoco. E se è impossibile capire il proprio tempo, figuriamoci il futuro!
Perciò, che fare? L’unico salvagente in questo turbinare senza sosta è cavalcare la delusione e superare l’amarezza tenendosi stretti i propri pensieri. Essere fedeli alla propria coscienza e ai propri principi con onestà d’animo, rispettando le scelte altrui senza giudicarle come nemiche.
In fondo, quale altra libertà ci è concessa se non quella di pensare …
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