Sparse solitudini e saporite coccole

La sensazione che questo virus abbia segnato la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova è forte e mette i brividi. Qualcuno, con acuta ironia e senza alcuna intenzione dissacrante, azzarda un apocalittico “A.C” e un “D.C”, dove “C” sta, ahinoi, per Corona! 

In effetti le nostre abitudini da poche settimane sono state via via stravolte, tanto che pare così lontana la spensieratezza dell’ultimo caffè preso al bar tra una chiacchierata e l’altra, o dell’ultimo appuntamento a cena fuori con gli amici. Oggi la prima abitudine è diventata l’adattamento a una situazione a dir poco kafkiana. 

Così, in queste giornate così assurdamente ovattate nelle nostre sparse solitudini, si ripetono alcuni gesti e azioni di sempre, che tuttavia hanno assunto tutto un nuovo valore. 

Uno tra tutti questi gesti è quello di cucinare. Un appuntamento, quello con la cucina e la tavola, irrinunciabile, anche in questo spettrale spaccato di vissuto ancora tutto da capire. 

Certo, la ricerca del piacere del palato è sempre stato un potente motore di benessere, di vitalità e di convivialità, ma ora al comune atto di cucinare e di mangiare per alimentarsi, possibilmente con gusto, si è aggiunto un ingrediente psicologico in più: quello di regalare a noi stessi una coccola, un incoraggiamento, un conforto tutt’altro che materiale e squisitamente individuale e famigliare. 

Si stringe l’obiettivo: il grandangolo della spettacolarità culinaria cui eravamo abituati – fatto di ristoranti, di chef, di esibizioni, di degustazioni e di manifestazioni – si ricompone ridimensionandosi e si adegua alle circostanze, riconducendoci al nostro privato. E se la televisione, insieme a internet, ci fa compagnia continuando a servirci ottime ricette e buoni consigli per curarci anche a tavola, siamo solo noi i protagonisti. Protagonisti e spettatori, anche in cucina. 

Perché dietro al piccolo sipario di ogni casa e di ogni fornello si raccoglie tutta l’intimità di chi ha voglia non solo di mangiare ma innanzitutto di consolarsi. Odori e sapori scaldano, maneggiare ortaggi e frutta rasserena, azzardare sposalizi tra erbe e spezie diverte, stappare una bottiglia di vino fa festa … 

Di conseguenza anche il “fare la spesa” ha assunto un nuovo valore, soprattutto per via delle restrizioni e dei limiti imposti. Se prima, spesso fare la spesa era un peso, ora è un lusso: un momento di libertà in cui possiamo scegliere (e anche il poter scegliere per alcuni ultimamente è un lusso!) quali sapori dare ai nostri rituali pasti. Facendo la spesa s’immagina, si anticipa, si pregusta e ci si distrae per un po’ da quello che scorre attorno a noi, fuori dal nostro fortunato, prezioso, piccolo sipario di casa.

Certo l’augurio è che si possa tornare presto tutti al bar, al grotto, al ristorante e che la giostra culinaria riprenda a far girare il mondo enogastronomico con più frenesia e appetito di prima. Ma, forse, quando saremo finalmente restituiti alle nostre care vecchie libertà e il mondo intero brinderà alla vita, serberemo un commosso ricordo di quel piccolo sipario casalingo che ci ha coccolato, incoraggiato e consolato durante i giorni delle nostre sparse solitudini.