Pioggia, vapore e lentezza

Questa mattina il lago pareva essere tutt’uno con le nuvole. Una sottile pioggerellina contribuiva a rendere l’atmosfera già lattiginosa ancor più soffice, vaporosa. 

Camminavo con piacere, sostenuta da una sensazione di leggerezza, come se i miei stessi passi galleggiassero posando appena le punte dei piedi sulle nuvole. Silenzio. Rare le presenze umane e quelle poche sembravano sfumare anch’esse in quel nulla argenteo che mi avvolgeva. A coronare quello che a me pareva essere un dipinto, lui: il Monte San Salvatore, ammantato da un impalpabile velo bianco e circondato da un’aureola di nuvole opalescenti che gli infondevano un che di sacro.

Ad un tratto, del tutto inattesa, una lama di luce ha fatto irruzione da dietro il sipario grigio e per qualche minuto il paesaggio lacustre ha subito una metamorfosi, cambiando colore, e insieme umore. 

Questo mutamento repentino, non semplicemente estetico ma soprattutto emotivo, mi ha ricordato le pitture di William Turner, il re della luce, che con il suo pennello e la sua visione perturbante della natura, riusciva a smaterializzare le forme dando vita alle forze ancestrali del Creato. Mare, vento, foreste diventavano vivi, incutendo paura e attrazione per l’inesorabilità del loro divenire. Con tocco fuggevole e delicato, il pittore inglese riusciva a risucchiare lo spettatore in quello che non era un semplice dipinto ma un vero e proprio sogno su tela. 

Ecco, proprio così mi sono sentita questa mattina. Dentro a un sogno ricamato da un misterioso artista.

Turner aveva titolato un suo dipinto Pioggia, vapore e velocità. In quest’opera era riuscito a trovare l’ispirazione necessaria per far deflagrare la luce, da lui considerata l’emanazione dello spirito divino. Tutto è indefinito, liquido, sfumato qui, eppure lo spettatore sa esattamente cosa sta succedendo in quel sogno: in lontananza, tra la pioggia e il vapore, un treno sta avanzando con quella che, nel 1800, era una velocità vertiginosa, tanto da dare l’impressione al fruitore di dover uscire dal quadro e sconquassare tutto.

Penso che se Turner si fosse trovato di fronte a questo lago, oggi, l’avrebbe ritratto con la stessa maestria, sublimandolo in un’opera eterna. Pioggia, vapore e lentezza, così forse l’avrebbe titolato, vedendo sbucare tra acqua e nuvole non un treno, bensì un bianco battello che avanzava pigro controluce, senza alcun passeggero a bordo. 

Un istante dopo, restava solo la scia del battello mentre la lama di luce veniva risucchiata di nuovo dietro la coltre di nuvole, scese ancor più in basso, fino a galleggiare. E diventare tutt’uno con il lago.