Piccole e grandi guerre

Vivo un paradosso. Accendere la tv, leggere le notizie, avventurarsi nel web è un continuo bombardamento. Le guerre, quelle grandi, fanno paura perché ci fanno sentire stupidamente impotenti. Eppure, per nostra fortuna, sono lontane, per ora almeno. È come se, nonostante il drammatico clamore, fossimo tutti spettatori di uno scenario crudele, ingiusto ma, appunto, a noi temporaneamente estraneo. Cosa possiamo fare? Poco o niente, se non manifestare come molti fanno, o scrivere per sfogarsi, liberandosi per un attimo del peso interiore che l’estraneità ci infligge.

Poi, però, ci sono le guerre vicine, anzi vicinissime. Quelle quotidiane, di chi soffre per una delusione d’amore, per una malattia, per la sofferenza di una persona cara, o per un addio improvviso. Queste guerre invisibili sono spesso silenziose, non fanno notizia, se non per le poche creature coinvolte, che da sole combattono con le proprie misere forze. Combattono per difendersi da mali ineluttabili che, senza armi da fuoco, bruciano. 

Prima o poi, guerre così, piccole ma maledettamente violente, toccano tutti. Non scoppiano da un pulsante, o da un attacco nemico, ma s’insinuano dentro, subdole, tentacolari. Non spezzano una gamba, ma il cuore. A volte con una lentezza che già di per sé rappresenta un colpo insopportabile da affrontare e ci fa chiedere perché a me? perché a te?

Così, noi Esseri umani in balia di feroci macro-eventi che ci lasciano inetti, abbracciamo i nostri piccoli momenti. Quelli che ci premiano per essere utili a chi ci ama, alle persone vicine che troppo spesso diamo per scontate e che, invece, hanno bisogno di essere curate, ascoltate, ringraziate. Solo così possiamo essere guerrieri di pace e vincere le nostre piccole guerre, facendoci sentire un po’ meno insignificanti in un mondo che di pace sembra non volerne sapere.