Pensieri liberi nella gabbia del Web

Un rettangolo, il mondo in mano. Il paradosso è eloquente: dentro il nostro smart phone c’è tutto, l’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo. O almeno ci si illude sia così.

In verità, il Word Wide Web è stato inizialmente quello spazio gratuito in cui miliardi di persone avevano libero accesso per leggere, informarsi, istruirsi, agendo con curiosità (“to browse” significa “curiosare”), per necessità di lavoro o per puro gioco. Tuttavia, oggi questa leggerezza d’azione e di navigazione non esiste più. La libertà delle proprie scelte è stata progressivamente soffocata dalla prevaricazione dei motori di ricerca che, abilmente e subdolamente, pilotano le nostre ricerche, riducendoci ad un gregge di utenti passivi e impotenti.

Gli ultimi due anni di crisi sanitaria hanno dato il colpo finale (o quasi finale, perché dietro ogni orizzonte ce n’è sempre un altro!) alla comunicazione ipnotica globale, utilizzando la ridondanza delle informazioni come megafono per stordirci e addomesticarci. E pur riconoscendo questa realtà, non possiamo fare a meno di ficcare il naso ogni due minuti dentro lo schermo del nostro cellulare, miracolosa appendice del nostro corpo, per non perderci ciò che lì dentro – ovvero ovunque nel mondo – sta accadendo esattamente in quell’istante. È il moderno dono dell’ubiquità!

Fa paura tutto questo. Siamo ingranaggi di un gigantesco meccanismo manipolatorio di cui noi stessi siamo diventati autori e inconsapevoli veicoli, alimentandolo e ingrassandolo come un mostro a due teste che sembra essere destinato ad essere fagocitato da se stesso. Chi legge e chi scrive nel Web sono allo stesso tempo protagonisti e sudditi del medesimo sistema.

Io stessa, in questo momento in cui scrivo queste parole, so che all’atto della pubblicazione nel mio sito comparirà una faccetta rossa negativa: è il fatidico SEO – ovvero il Search Engine Optimization – il quale, diligentemente, mi informerà che il mio testo non soddisfa i parametri di ricerca di Google. In altre parole, io scrivo troppo per me stessa e poco per i lettori, considerati da Google mediocri.

A me la scelta: scrivere come piace mediamente alla rete per raggiungere un alto numero di visite al mio sito, oppure accontentarmi dei soliti, affezionati amanti dei miei pensieri. Inutile discutere. Non potendo scegliere liberamente quali notizie leggere e a quali informazioni credere, posso almeno scegliere come scrivere i miei pensieri. Pensieri rivolti non ad un astratto algoritmo di ricerca, ma a persone come me. Con una testa, un cuore, un’anima.