Bisogna vivere in modo che, quando il presente sarà passato, somigli al futuro che avevamo sognato.
Quanti di noi adulti possono vantare di aver condotto un’esistenza davvero fedele ai sogni di gioventù? Quante volte, nel corso della vita, abbiamo dovuto venire a patto con necessità più grandi di noi, cedere ai compromessi dettati dalla coscienza, rinunciare a piaceri in virtù di responsabilità, retrocedere di fronte ai desideri per assecondare i doveri?
Eppure, prima o poi arriva un momento in cui, anche da adulti, scatta una reazione di rivalsa nei confronti della propria condotta esistenziale. E, guardandosi indietro, vien voglia di prendere forte a due mani il proprio presente, possederlo con dolcezza, coccolarlo con poesia, plasmarlo con energia. Smussarlo dalle incongruenze, levigarlo dalle incertezze e perfezionare il suo profilo facendolo somigliare, appunto, il più possibile a quelli che sono le nostre speranze, le nostre ambizioni. I nostri sogni. Sogni che, forse, non sono più gli stessi dell’effimera gioventù. Ma, a maggior ragione, ancor più preziosi perché vicini a quella consapevolezza di sé che solo da “grandi” si raggiunge.
Certo, per riuscire in quest’impresa occorre anche una buona dose di fortuna e la complicità di chi ci ama lasciandoci la libertà di diventare ciò che vogliamo. Perché da soli si è sempre disarmati di fronte al proprio futuro.
Solo così, padroni gelosi del proprio Tempo, si può decidere di cominciare daccapo, anche dopo il primo giro di boa. E imparare davvero a vivere il resto della vita in modo che, quando il presente sarà passato, somigli al futuro che avevamo sognato.
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