“Tu dovresti scrivere cara Paola, hai un dono!” Così mi dicevi, caro Vittorio, tanti anni fa, forse quindici, forse di più, perchè mi sembra di conoscerti da sempre. Giocando a scambiarci qualche battuta in rete, avevi intuito in me qualcosa che io non conoscevo affatto. Il piacere di scrivere. Tu che già eri un grande scrittore e un profondo pensatore.
Beh, oggi ripenso alle straordinarie avventure letterarie che abbiamo condiviso in tanti anni e che ci hanno portato anche a pubblicare un libro così pazzesco che ancora non riesco a crederci. Ma tu sì, tu ci credevi dall’inizio e avevi ragione.
Eppure, oggi, mi tornano in mente altri ricordi, sganciati dal mondo della letteratura , il tuo. Penso alla primissima volta che ti ho incontrato, tu non volevi … avevi timore di apparire con la tua età, solo per qualche anno di differenza rispetto a me! Avevi un mazzo di rose bianche per accogliermi a Fiumicino, fresche e profumate, e nell’abbracciarci ci siamo bagnati con le foglie e i petali umidi. Ci venne da ridere, ci piaceva ridere!
Da lì non ci siamo più persi, ci siamo divertiti un sacco a scrivere insieme, a girare per Roma immaginando storie fantastiche, tu a raccontarmi della tua gioventù romana, io a sognarla. E oggi mi fa male scrivere da sola queste parole a te, perchè il vuoto che incontrano emana un’eco assordante.
Ma mi aggrappo alla saggezza e soprattutto all’ironia che tu amavi tanto da buon filosofo e amante della leggerezza del pensiero. Dicevi, e avevi scritto in uno dei tuoi libri di aforismi: “L’eternità? Una noia mortale!” Ecco, con queste parole ti saluto, forte della certezza che i tuoi pensieri e i tuoi scritti resteranno eterni. E continueranno a divertire, scaldare e far riflettere chi ti ha conosciuto, ammirato e capito.
Ti prometto che continuerò a seguire il tuo consiglio. Grazie Vittorio.
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