L’alba indicibile della vecchiaia

“Anziani”, “over 65”, “capelli bianchi” 

In queste settimane sembra che la vecchiaia sia solo sinonimo di fragilità, di debolezza, di precarietà. E come tale va aiutata e protetta. E ciò è vero se all’età avanzata s’accompagna qualche sventura personale, ma questo varrebbe per qualsiasi persona, anche più giovane. 

Cercherei allora di allargare un po’ lo sguardo per contemplare meglio tutto il panorama sociale, un po’ come si fa con un obiettivo della macchina fotografica, passando dallo zoom al grandangolo.

Perché gli anziani non sono tutti uguali! E l’anzianità non è una malattia.

Conosco ultrasettantenni – uomini e donne – che scalano montagne come fossero stambecchi, altri che scrivono romanzi con instancabile fantasia, altri ancora che navigano in rete e smanettano col cellulare meglio di me, altri che sanno ancora amare sentimentalmente e fisicamente come ragazzini. E conosco ultrasettantenni che fanno ancora tutte queste cose insieme, con immutata vitalità e con il privilegio di una meritata consapevolezza sconosciuta ai più giovani. 

Perché essere over 65, e ben oltre, può voler dire anche essere in piena forma fisica e mentale. Può voler dire preferire sentirsi autonomi e cercare di fare da soli piuttosto che essere assistiti a tutti i costi, e non voler rinunciare ai rischi della libertà in virtù della costretta protezione. 

Conosco anziani in perfetta salute che sono molto arrabbiati per essere reclusi così a lungo da non poter godere dei più banali vizi cui erano abituati, fosse una partita a carte con gli amici o una messa in piega dalla parrucchiera. Perché anche le cose banali diventano un lusso quando sono negate.

La situazione è seria, nessuno lo nega, e bisogna trovare il giusto mezzo senza azzardi. Ma una cosa è certa: privarli a lungo delle loro abitudini può atrofizzare quel guizzo di energia, fisica e mentale, che li contraddistingue, facendoli ammalare di altri mali. E questo sì che sarebbe un delitto.

Penso a mio padre, che over 70 ancora giocava a biliardo e sparava al piattello con la precisione di un ragazzo … e penso a mia madre, in gambissima over 80, che si è ammalata, è guarita e ora è più energica di prima. Cosa dire poi delle sue due sorelle novantenni, altrettanto smart, sempre connesse, sempre social, in compagnia della propria solitudine quando, invece, potrebbero farsi realmente compagnia reciproca! E poi penso a un “vecchio amico” sempre sorridente che con saggia ironia rifiuta di sentirsi chiamare “anziano”, preferendo essere un eterno “diversamente giovane”!

In fine, è vero che gli anziani sono la nostra memoria e, anche per questo, un tesoro prezioso da preservare. Ma sono anche un presente che vuole diventare futuro senza dimenticare il passato.   

Per dirla con Victor Hugo, ricordiamoci che “c’è un’alba indicibile in una vecchiaia felice”! E allora facciamo di tutto per renderli felici il più a lungo possibile…sperando, un giorno, di poter essere come loro.