In viaggio con Henry e Anaïs

“Amo viaggiare. Ma soprattutto amo viaggiare dentro di te.”

Poco fa, camminando per le vie desolatamente deserte di una città impaludata nel suo grigiore, mi sono affiorate alla mente queste parole. Il ritmo dei miei passi sull’asfalto ha fatto emergere dal silenzio questa frase, letta in qualche libro chissà quanto tempo fa. 

Tornata a casa mi sono tuffata nella mia vecchia libreria, con la sensazione che fossero i libri a cercare me e non viceversa. Ed eccolo là, infatti. Henry Miller si rivolge così ad Anaïs Nin durante uno dei loro appassionati intrecci epistolari, intrecci che li hanno proiettati per l’eternità nell’universo della letteratura più uterina e viscerale. 

“Lugano, 2008”, così scrivevo sulla prima pagina bianca di uno dei loro libri, quello che riporta la frase iniziale. Mi rivedo con la mente: in quegli anni sbranavo i loro romanzi senza esserne mai sazia e ora capisco che se anche perdiamo la memoria conscia delle letture fatte in passato, le assorbiamo come spugne e queste continuano a scorrerci dentro, come una musica di sottofondo, alimentandoci, per riaffiorare alla luce quando meno ce lo aspettiamo. Forse per comunicarci qualche messaggio che trascende la nostra dimensione più razionale, forse per scuotere i nostri sensi imbalsamati dentro abitudini imposte o autoimposte. 

Fatto sta che questo pensiero, improvvisamente mi è apparso più che mai attuale e concreto, sfuggendo alla lirica puramente estetica e romantica del poeta, del pazzo o dell’innamorato.

In un tempo in cui spostarsi da una città all’altra è considerato alla stregua di un crimine, in un tempo in cui viaggiare è diventato un ricordo, un sogno o una speranza, ecco che concentrarsi sulla persona amata può rappresentare un’esplorazione, una scoperta, un traguardo che trascende il viaggio in sé.

Guardarsi negli occhi e perdersi, assetati di entrare nei reciproci mondi interiori per gustarne gli abissi più reconditi di quell’altro così diverso eppure così affine a noi, al punto da dimenticarci di noi stessi per diventare l’altro … Non è questo, forse, il viaggio più sconvolgente di ogni tempo? Un viaggio irripetibile, che muta passo dopo passo, che si colora strato su strato, plasmando i panorami interiori di due persone che, alla fine, saranno creature diverse da quelle di partenza.

Un viaggio raro, che senz’altro Henry e Anaïs hanno vissuto, anche con profondo tormento, restituendolo al mondo senza veli, offrendo le pieghe delle proprie anime a chiunque avesse avuto il piacere di imbattersi nei loro scritti. 

Come me, che rileggendo oggi le loro parole sottolineate dalla mia matita, torno a viaggiare. Non solo insieme a loro ma insieme a quella me stessa che ero e che oggi ritrovo, quasi per caso, sul cammino della mia vita.