Poco a poco le giornate si stanno riappropriando della loro normalità. Lo dicono i rumori.
Sì, perché quel silenzio ovattato che regnava sovrano nelle scorse settimane, ora ricomincia ad essere infranto da chi finalmente ha la possibilità di riprendere a lavorare.
Tagliaerba e decespugliatori dai giardini in fiore, trapani e martelli dagli edifici in costruzione, motori d’auto e clacson dalle strade: questa è la musica che sta sostituendo il melodioso cinguettio degli uccelli, l’insistente ronzio degli insetti e l’ondulante saluto delle piante già abbondantemente folte e rinverdite di sole primaverile.
La voce dell’urbanità contro quella della Natura. Peccato, vien da dire da un lato. Anche se, in realtà, è una fortuna oltre che una necessità, poter tornare piano piano alla normalità.
E con la ripresa graduale delle attività si scopre anche l’importanza, anzi l’urgenza, di poter tornare a fare cose apparentemente futili eppure percepite improvvisamente come indispensabili. Perché un’emergenza può capovolgere il mondo!
Capelli, barba, peli e unghie sembrano essere tra le preoccupazioni principali delle persone, donne e uomini indistintamente. Lo dice la pioggia di telefonate che arrivano ai centri estetici per avere al più presto un appuntamento da parrucchieri e da estetiste. Da settimana prossima, almeno qui in Canton Ticino, riapriranno parzialmente i battenti questi santuari della bellezza e del benessere tanto anelati e, con le precauzioni necessarie, potranno riprendersi cura dell’affezionata clientela.
E non è affatto il caso di vergognarsi per dare tanta importanza a tali “futilità” nonostante il momento ancora drammatico. Se ci pensiamo bene, sotto al velo dell’apparente superficialità, c’è un denso substrato di umanità in cui scavare per capire.
Sentire l’esigenza di “essere a posto”, in ordine, ben curati anche nell’aspetto esteriore aiuta a sentirsi meglio anche dentro, soprattutto durante un prolungato periodo di difficoltà, di pericolo, d’incertezza. È una reazione psicologica prepotente e istintiva, ben lontana dalla vanità. Il decoro esteriore non è qualcosa di effimero, ha a che fare anche con la dignità dell’Essere umano, specialmente quando è messo a confronto con la propria limitatezza e la propria precarietà rispetto agli eventi esterni.
Perciò, pazienza se dobbiamo tornare a convivere con i ritmi di una quotidianità che si sta risvegliando e, in parte, anche importunando. Insieme ai fastidi e ai rumori tornano anche i piaceri, i vizi, i diritti e le piccole grandi libertà. Poco a poco, con prudenza, con l’augurio che tutti ovunque possano riassaporare presto la normalità in tutta la sua pienezza, dando … un taglio anche alla paura.
Così, forse, da domani, guardandoci allo specchio con i capelli aggiustati, i volti rasati, le gambe lisce e le unghie laccate, scopriremo di aver e imparato a dare il giusto peso a quella “leggerezza” che fa irrimediabilmente parte della natura umana. E, soprattutto, avremo imparato a non dare mai per scontata la bellezza della “normalità”.
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