Giochi, errori e sogni

Non gioco più. Mi fermo e ascolto cosa può portare il presente.

Finiva così, con questa frase lapidaria come incisa nel bronzo, l’ultimo mio sogno del mattino. Non afferro più esattamente la matassa onirica che mi ha aggrovigliato forse per una manciata di secondi, che a me son parsi giorni. Chissà dov’ero, chissà con chi, e chissà chi pronunciava questa frase tanto effimera quanto tagliente.

Fatto sta che quel groviglio di fili immaginari mi ha scosso emozioni e pensieri molto contrastanti che ancora sento addosso come una ragnatela, oscillanti tra il timore della precarietà delle cose belle e il bisogno di certezze irraggiungibili. 

Non gioco più. La sensazione d’essere stati finora a bordo di una giostra colorata di illusioni, di sogni, di desideri scambiati per errore in realtà. Un errore bellissimo, dovuto all’innocente abbandono che solo i bambini e gli innamorati possono avere il privilegio di vivere, perché comunicano direttamente con l’anima, senza troppi interrogativi o prudenze, prerogative degli adulti e degli asettici. Un errore che tutti dovrebbero fare, almeno una volta nella vita.

Mi fermo. L’idea di fermarsi dopo un gioco bellissimo merita rispetto e ammirazione. Avere il coraggio di rinunciare a un piacere per fare il punto della situazione, guardarsi allo specchio e decidere chi essere. Esattamente in questo punto sta il trampolino per crescere. Un istante di lucidità e tutta la giostra colorata con la sua allegra banda si disfa come acquarelli sulla tavolozza di un pittore disilluso, stanco del suo solito stile, bisognoso di nuove muse ispiratrici.

Ascolto. È tempo che qualcosa o qualcuno intervenga per dare un senso a questo frenare repentino nel bel mezzo del vento che ancora soffia carico di tentazioni. Saper ascoltare è dono raro, saper scegliere cos’ascoltare è responsabilità di chiunque sia consapevolmente padrone del proprio destino. Ascoltare se stessi è il principio per imparare ad ascoltare gli altri. Solo così, lontano dal baccano della giostra, si può udire la voce della nostra coscienza.

Il presente. Cosa porterà questo presente? Questa domanda mi suggerisce l’immagine della Torre di Pisa: anello dopo anello si sale con andamento costante. Ogni anello è identico a quello precedente e al successivo, eppure, anche se ci sembra di essere fermi in questo cammino circolare, così non è. Perché si continua a salire. A crescere, a evolvere, e guardar giù può dare le vertigini.

Il presente è un anello della Torre che ci accoglie più maturi, più consapevoli. Dentro di noi c’è tutto, anche la giostra di ieri, solo che oggi sappiamo darle il giusto valore e affidarle il posto adeguato nella nostra esistenza. Il prossimo anello non avrà più il sapore del gioco, quasi certamente, eppure è con una ritrovata innocente eccitazione che ci accingiamo ad affrontarlo.

Forse, perché adesso sappiamo che anche gli adulti giocano. Ma sappiamo anche che i giochi degli adulti sono una cosa … molto seria.