Capita a volte di sentirsi malinconici senza un motivo evidente.
Si galleggia in uno stato di ombroso languore che non conosce ragione ma che vuole essere ascoltato, come una voce interiore, chiara e distinta. Che sia la coscienza?
E allora, frugando dentro questo stato d’animo un po’ ammaccato, un po’ zoppicante, ecco che riusciamo a distinguere qualcosa, o meglio qualcuno. Sono i volti delle persone, le poche persone, che ci vogliono bene, davvero bene. Sono lì, dentro di noi, che ci fissano. Occhi che vedono, che chiedono, che vorrebbero magari dire di più e tuttavia si trattengono per rispetto verso di noi.
Ma è sufficiente quel girotondo di espressioni per farci capire che, forse, la nostra malinconia dipende dal fatto di non sentirci all’altezza di tanto affetto che ci circonda. Perché ognuna di quelle persone che ci amano meriterebbe d’essere amata altrettanto. Meriterebbe di ricevere le stesse attenzioni e soprattutto lo stesso tempo che, invece, noi spesso non sappiamo donare in cambio.
In questo scontentare tutti, perché non siamo in grado di dare abbastanza a tutti, soppesiamo le relazioni che ci legano affettivamente agli altri e ci sentiamo irrimediabilmente egoisti ed egocentrici. Sulla bilancia esistenziale mettiamo tutto: amore, amicizia, senso del dovere, rispetto, responsabilità, fiducia … e lo sconforto, spesso, ha il sopravvento sull’allegrezza. L’insufficienza di noi stessi si staglia chiara davanti ai nostri occhi, costretti ad abbassarsi di fronte a quelli di coloro che dentro di noi, invece, continuano a fissarci con determinazione.
Umani. Siamo definitivamente umani, incompleti, imperfetti. Eppure, se nonostante i nostri difetti riusciamo a suscitare affetto, forse qualcosa di buono che va oltre le nostre mancanze c’è.
Quel qualcosa di buono può cominciare con il sentirci grati. Consapevoli di dover essere responsabili verso chi ci ama, cominciamo a dire “grazie” a queste persone il cui valore, spesso, diamo per scontato.
Ecco, allora, che la nostra paludata malinconia può sfumare in un sentimento costruttivo, evitandoci di sprofondare oltre nei meandri della nostra coscienza punitiva. Un sentimento fatto non più di ombre e di grigi ma di bellissimi colori, come quelli di un arcobaleno dopo un acquazzone.
Sono loro l’arcobaleno: le persone che ci amano e che per questo ringraziamo. Facciamo in modo, dunque, di essere anche noi un colore da aggiungere al loro stesso cielo.
Grazie Paola per queste tue verità!
Grazie a te per leggermi !
Grazie per la tua sincerità, amica, confidenziale, reciproca, preziosa e amata. Arcobaleno è bello e a colori affettuosi..!
Enzo
Grazie Enzo !