“Crescere non significa solo innalzarsi, significa soprattutto discendere sempre più a fondo verso le proprie radici. Come tutte le piante, dalla più piccola al più grande albero, mentre si innalzano verso il cielo affondano e ramificano sempre le proprie radici”.
Queste belle parole, prese in prestito a James Hillman, introducono un libro dal titolo “Le uve raccontano”, edito dalle Cantine Colomba Bianca e dedicato all’annata 2021. Colomba Bianca è sinonimo di sicilianità, di identificazione con il territorio, in particolare con la provincia di Trapani. E la fedeltà al proprio territorio si traduce in valori fondamentali, quali il rispetto delle proprie radici e la sostenibilità, affinché la qualità produttiva dei vigneti sia compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, presente e futuro.
Infatti, l’uso responsabile delle risorse naturali e la cura del territorio coinvolgono l’intero ciclo produttivo di Colomba Bianca: dalla vigna al prodotto finale. Basterebbe dire che, oggi, Colomba Bianca è uno dei più grandi produttori di vino biologico in Europa. Inoltre, l’azienda si è meritata la certificazione “VeganOk” che abbraccia gran parte della produzione, in virtù dell’utilizzo esclusivo di proteine di origine vegetale.
L’adozione di fonti di energia rinnovabili, in particolare negli stabilimenti di Salemi, Campobello e Mazara, completa la volontà dell’azienda di lavorare in simbiosi perfetta con l’ambiente. Questo impegno le ha valso le certificazioni VIVA e SOStain, riconosciute a livello internazionale nel settore enologico.
Ma qual è il patrimonio vinicolo di Colomba Bianca? Colomba Bianca valorizza un patrimonio di oltre 32 varietà autoctone e internazionali, da cui nascono vini identitari e fedeli al territorio, sotto la guida del Presidente Leonardo Taschetta, il quale coordina il lavoro di 2480 soci. Una cooperazione completata da un affiatato team di esperti enologi.
Dal 1970 ad oggi, l’azienda si è trasformata in una tra le più grandi cooperative vitivinicole siciliane. Grande non solo per il numero di associati ma anche per la vastità del territorio in cui prosperano i vigneti disseminati tra le province di Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa, coprendo zone che godono di una diversità pedoclimatica straordinaria, dalla zona costiera leccata dal vento fino a un’altitudine di 600 metri sul livello del mare, dove il calore del sole si stempera nel verde. Dal territorio di Vita, ricco di campagne, boschi, torrenti e terreni gessosi, fino alla zona costiera di Mazara del Vallo, dove la natura si ispira all’Africa, tutto pare voler contribuire all’eccellenza della viticoltura. Questa varietà, infatti, fa sì che i vini beneficino di tutti gli elementi naturali che questa generosa terra offre, elementi che infondono ai prodotti identità uniche.
I principali vitigni a bacca bianca coltivati dalle Cantine Colomba Bianca sono: Grillo, Catarratto, Grecanico, Inzolia, Chardonnay, Viognier, Zibibbo, Fiano e Sauvignon Blanc. I principali vitigni da uve rosse sono: Nero d’Avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Frappato, Sangiovese, Perricone e Nerello Mascalese.
Una chicca dell’azienda è il progetto Vigne Vecchie, nato per custodire e valorizzare alcuni tra i vitigni simbolo della tradizione enologica siciliana, che si concretizza nella selezione di vigneti di età media elevata e di altissima qualità.
Le sei cantine Colomba Bianca sorgono in provincia di Trapani: Val di Mazara (vini bianchi e Bio), Tre Cupole (Rossi e Bio), Vitese (Bianchi e Bio), La Vite, Cartubuleo (imbottigliamento) e Torretta (Bianchi e Rossi). Ognuna è specializzata per la lavorazione di specifiche varietà e questo permette all’azienda di valorizzare al meglio le singole potenzialità qualitative delle uve, dei terreni e dei microclimi.
La parola ai vini, dunque. Le linee Colomba Bianca accontentano ogni gusto e raccontano, ognuna con un linguaggio proprio, come nasce un buon vino. Partendo dalla terra e finendo proprio là dove le uve si sono pazientemente sublimate in nettare: nelle mani dell’uomo.
Un brindisi, dunque, al futuro dell’azienda. Magari con un calice di “Cara Terra”, dove il profumo del vino racconta l’amore dell’uomo per il suo territorio e la fedeltà alle proprie radici.
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