Una villetta bianca circondata da piante di agrumi, un giardino con un pozzo in sassi e una strada sterrata che si snoda verso il blu. Questa è l’immagine scolpita nella mia mente di quello che, per una bambina di pochi anni, rappresentava letteralmente il paradiso in Terra.
Siamo nel Nord-Est della Sardegna, circa mezzo secolo fa, precisamente a Golfo Aranci, dove mio padre possedeva questa piccola casa scaldata dal sole e circondata pressoché dal nulla.
Solo il sibilo prepotente del vento, qualche abitazione sparsa qua e là, un piccolo albergo, poche botteghe per il necessario e un bar. Più lontano, parecchi resti di nuraghi, orfani di una storia millenaria, ospitati tra le colline che ricordo brulle anche in piena estate. Ma ad animare quest’immagine per me fiabesca c’è innanzitutto lui, il mare, sovrano assoluto di un’isola che, allora, era disperatamente selvaggia.
Mio padre nutriva un amore sconfinato per quella natura incontaminata, tanto da affrontare con entusiasmo la vita non proprio facile che quel luogo così aspro dopo tutto comportava, visto che ci trascorrevamo tutti e tre mesi di vacanze scolastiche, che allora duravano da giugno a fine settembre. Un amore profondo che inconsapevolmente percepivo e che, negli anni, ha trasmesso anche a me. Così come a mia madre che, nonostante il tanto lavoro da fare, ancora oggi ricorda con nostalgia quel periodo. Le battute di caccia in montagna, la pesca notturna, le mangiate di pesce con gli amici. Erano i primi anni ’70 e, tanto per capirci, per le strade di quei paesini non c’erano ancora i lampioni. Così, la sera, se si usciva, bisognava portarsi dietro la torcia per non inciampare in qualche buco. In compenso, le stelle in cielo sembravano piovere addosso.
La Gallura è un continuo contrasto tra la solennità del mare e la prepotenza delle rocce, addomesticate dai venti che hanno impresso loro sagome spesso umane, altre animalesche. Quando il sole le accarezza, assumono espressioni diverse, secondo che sia l’alba o il tramonto. Sfumature indimenticabili, che cerco ogni volta, tornando là, sui miei passi di bambina. Anche se oggi quel “mio” paradiso non c’è più. Basti pensare che allora la stessa Costa Smeralda del Principe Karim Aga Khan era appena in divenire. Folgorato dalla bellezza del mare, delle insenature e della nudità primitiva di quella zona, il Principe intuì il potenziale sviluppo architettonico che ha trasformato un sogno in una delle mete turistiche più esclusive al mondo. Così, quella porzione di Gallura, nota come Monti di Mola, dove pochi stazzi per mucche e capre si alternavano a granito e arbusti, a partire dagli anni ’60 divenne il seme per uno dei più colossali progetti pionieristici del turismo in Italia. Il risultato è noto a tutti ed è indiscutibile l’impatto positivo che questa visionaria interpretazione del territorio ha avuto per la Sardegna e l’Italia. Non solo interi villaggi creati in pochi anni dal nulla, impreziositi da iconici hotel e locali mondani, ma anche imponenti imprese economicamente strategiche, come lo Yacht Club Costa Smeralda e la compagnia aerea Alisarda, divenuta poi Meridiana e in seguito Air Italy.
Lusso, benessere e divertimento hanno così sottratto a spiagge, mare e rocce lo scettro dell’attrattività, rendendo la bellezza della natura “cornice” di un’opera urbanistica divenuta leggendaria in tutto il mondo.
Lasciammo per sempre la villetta bianca al suo destino quando la magia cominciava ad essere minata dalla civiltà. Eppure ogni estate torno in questi luoghi. Anche Golfo Aranci, naturalmente, non è più lo stesso. È un paese fitto di case, negozi, ristoranti e hotel. La “Terza spiaggia”, che si allungava di fronte alla nostra casa, affacciata sulla Tavolara, esiste ancora ma appare molto più piccola. Forse perché ombrelloni e lettini l’affollano, soffocandola, o forse è solo una distorsione della mia mente, perché agli occhi dei bambini le cose sembrano sempre più grandi di quel che in realtà sono.
Anche la nostra casa non c’è più ma il pozzo sì! L’ho riconosciuto, nel mezzo di un giardino arruffato, senza cure. I ricordi rendono la nostalgia inevitabile e struggente. Tuttavia, vince la gratitudine verso chi mi ha fatto conoscere il “mio” paradiso in Terra. Lo stesso sarà per quei bambini di oggi che avranno la fortuna di visitare questa Costa, riconoscendo nel suo color smeraldo una magia che non dimenticheranno mai.
Pubblicato su Bubble’s 14
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