Bacchus amat colles, ovvero Bacco ama i colli. Colli aperti, sinuosi e generosi come quelli che abbracciano la bella Bologna scaldandola in un soffice manto verde. Ed è proprio qui, sulle Colline Predose, culla del Vicus Romano di Ceula – da cui Zeula, ovvero Zola – che i monaci dell’Abbazia di Nonantola, nell’anno Mille, avevano scoperto la prosperità delle vigne avviando la produzione di vino.
Di strada ne ha fatta tanta il vino di queste terre. Letteralmente, tanto che nel 1250 il libero comune di Bologna fece transitare su questi colli la “Strada del Vino”, lungo la quale era possibile trasportare in città le uve in sicurezza, uve affidate allora alla corporazione dei Brentatori. Quello che oggi è stato riscoperto come itinerario turistico era dunque, in origine, un’esigenza pratica. Il paesaggio, si può dire, è rimasto intatto e percorrere oggi i sentieri gentili di queste colline fa sentire parte di uno degli affreschi di Francesco Francia (cui è dedicato un grande spumante), orafo e pittore originario di queste terre, che nel Rinascimento si dedicò a decantarle attraverso la sua arte pittorica. Castelli, borghi e rocche fortificate cuciono le curve verdeggianti dell’Emilia con quelle della Romagna attraverso un saliscendi tra boschi, vigne e chiese, suggerendo un ideale frizzante mescita tra Pignoletto e Lambrusco.
Luoghi di delizia e d’incanto, dunque, oggi come allora. Infatti, le radici della tradizione vitivinicola di queste terre è stata tramandata fino ai giorni nostri, grazie alla Famiglia Gaggioli che, negli anni ’70, ha recuperato il Vigneto Bagazzana. Le origini medievali di queste colline riaffiorano, dunque, anche nella genuinità di vini rimasti fedeli a se stessi. Perché quello della Cantina Gaggioli, declinato in diverse versioni, è un vino “amico”, quello che non tradisce, quello che fa stare insieme in armonia. Quello che Carlo (insignito del titolo “re del Pignoletto”) e la figlia Maria Letizia, offrono anche nell’Agriturismo a “cinque girasoli” Borgo delle Vigne, resuscitato in delizioso resort, dalla stalla con fienile che in origine era. Dodici posti letto, cinque camere matrimoniali, due singole e una cucina che riassume il trionfo dei sapori tradizionali. Le verdure dell’orto, l’olio – il nocino – il vino ovviamente e la carne bovina sanno di casa, di famiglia. Nessuna preoccupazione, poi, per qualche tortellino di troppo: i sentieri che si snodano da qui sono un invito a lasciarsi risucchiare nella natura, a piedi, a cavallo, in bike, fino a raggiungere, volendo, i confini rosseggianti di Bologna, madre e regina di queste terre.
Tornando al vino, la filosofia della Cantina Gaggioli è “una sola bottiglia per vite”, perché “piccolo” non è solo bello ma anche buono. È al vein giost par la notra cuséina, il vino giusto per la cucina bolognese. La stessa conduzione famigliare che contraddistingue la Cantina Gaggioli, anziché essere un limite dimensionale, rappresenta un valore aggiunto che difende questi vini dagli eccessi e dalle sofisticazioni, mantenendoli naturali come i paesaggi che li partoriscono.
Così, sorseggiare un Pignoletto davanti a un piatto di tortellini, un Benessum Rosso Bologna con filetto all’aceto balsamico, un Letizia rosato semplicemente fuoripasto, o un Francia Brut per festeggiare insieme, diventa un’esperienza sensoriale completa e appagante, da gustare, possibilmente, nello scenario impagabile dei colli bolognesi. Colli aperti, sinuosi, generosi …
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