“La verità sta nascosta solo in cucina, la verità del bene e del male, dell’amore e dell’odio”.
Chi ha finora considerato l’universo culinario come il regno per antonomasia del piacere legato ai sapori e ai profumi di manicaretti creati per deliziare i sensi si sbaglia. O, per lo meno, prima di elevare la cucina essenzialmente al templio delle cose buone, sane e pulite, dovrebbe leggere il libro di Dante Maffia, dal titolo “Bollori. Fantasie e perversioni in cucina”, edito da Ianieri Edizioni.
Un palcoscenico di grottesche storture partorite da menti a dir poco eccentriche trasforma pentole e coltelli, pesci e ortaggi, frutta e caffè in affondi taglienti, persino mortali, non solo al corpo ma anche all’anima. Perché in queste cucine il cibo diventa un pretesto, talvolta di seduzione ma più spesso di vendetta, dove la preparazione dei piatti è la riproduzione di un lento e studiato rituale mirato a colpire là dove l’artista in toque blanche vuole. Difficile scindere il sesso dalla morte su questi fornelli su cui sobbollono gli istinti più ancestrali.
Non c’è da stupirsi, dunque, se l’odore di baccalà non è semplicemente l’anticipo di un goloso piatto da consumare bensì l’unico stimolo in grado di portare Sabino all’erezione, con gran disgusto di Luciana che per questa sua intollerabile stravaganza lo punirà a dovere.
E non c’è da meravigliarsi se carote, zucchine e carciofi diventano l’abituale strumento erotico di un’avvenente bruna dalle labbra carnose che si destreggia nuda nella sua cucina per il diletto del dirimpettaio il quale, da buongustaio, assaggia ogni giorno lo spettacolo leccandosi i baffi.
E che dire del disgusto che può suscitare Sabrina, chef d’indiscusso successo in un ottimo ristorante, la quale per vendicarsi di tutti i suoi ex e degli uomini in genere, ingegna una ricetta maligna sopraffina: ogni ingrediente prima di essere cucinato, impiattato e servito passa rigorosamente all’interno del suo corpo, in quella parte più intima che finalmente si riscatterà del poco amore ricevuto passando, letteralmente, di bocca in bocca.
Niente di così grave se si pensa alla fine di Ilaria, imbarcata in un appuntamento erotico partito da triti di cipolla e aglio e finito con un deciso taglio con un coltello da cucina, proprio là dove la vita e non la morte ha di natura la sua sede.
I “Bollori” di Maffia sono dunque piccoli teatri della mente dove la linea di confine tra passione e devianza, tra desiderio e vendetta, tra amore e odio sfuma come il profumo del caffè nell’aria del primo mattino. Coloriture barbare che, racconto dopo racconto, tramutano la “casalinghitudine” in perversione offrendo all’avventore-lettore un menù originale, con portate audacemente piccanti, dove il sapore del grottesco rilascia un persistente, e indimenticabile, retrogusto macabro.A fine libro, sarebbe consigliabile un buon digestivo, attenzione però a chi ve lo serve…
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