Streghe e zucche, angeli e stelle. In questo periodo i riti comandati si rincorrono e si accavallano in una distorta gara tra profanità e sacralità che fa dei grandi centri commerciali dei grotteschi templi del consumismo. Basta passare da un piano all’altro di un market che la scala mobile ti catapulta da un mese all’altro dell’anno, facendoti dimenticare che giorno è oggi.
Gara che però, alla fine, sa solo di falsità. Un’assurda maschera collettiva posata sulle emozioni, come se non bastassero le maschere singolarmente calate sui nostri sorrisi.
Riti che cancellano il naturale respiro del tempo, anticipandolo, senza alcuna pietà per la bellezza dell’attesa e della sorpresa.
Punti fermi, àncore nella tempesta, fari nella nebbia, luci nell’incertezza. Ma è poi così davvero? Abbiamo realmente bisogno di feste imposte per scandire le nostre esistenze? O sono piuttosto questi stessi riti a offuscarci? Sembra tutto un teatro e noi solo inconsapevoli comparse, nemmeno attori! Eppure una regia c’è, nascosta ma c’è.
Come difendersi allora? Come evitare di farsi trascinare da una corrente apparentemente inesorabile che ci fa somigliare a quei poveri lemming votati allo stesso folle, estremo destino?
Forse spostando lo sguardo da fuori a dentro. Perché oltre ai riti socialmente comandati esistono quelli personali, irripetibili e non condivisibili con chiunque. Il compleanno di un figlio, il ricordo di una nascita, lo sbocciare di un amore. Ecco i veri, unici punti fermi cui fare riferimento, senza tanto clamore, nel tiepido retroscena della propria anima. Punti fermi dove tornare con il cuore e con la mente ogni volta che si vuole, perché i sentimenti non hanno stagioni, né date, né scadenze.
… nel frattempo, mentre scrivo queste righe tra un sospiro e un sorriso, un sole inaspettatamente caldo ha inondato il lago inizialmente imbronciato e ogni albero, ogni foglia, ogni filo d’erba e goccia d’acqua hanno indossato un nuovo splendore.
Forse oggi persino la primavera gioca a fare a gara con l’inverno. E chissà chi vincerà! Streghe e zucche, angeli e stelle o … coniglietti e uova …? Di certo vincerà chi saprà fermarsi, talvolta, trasformando ogni attimo in un prezioso rito.
Grazie Paola, il tuo sfogo è poesia, spontanea, inimitabile. “Non riti comandati… ma quelli personali, irripetibili e non condivisibili con chiunque. Il compleanno di un figlio, il ricordo di una nascita, lo sbocciare di un amore. Ecco i veri, unici punti fermi cui fare riferimento, senza tanto clamore, nel tiepido retroscena della propria anima”.
“Punti fermi dove tornare con il cuore e con la mente ogni volta che i sentimenti… non hanno stagioni, né date, né scadenze…”