Caos, bellezza e consolazione

Primo marzo, Phuket. Primo novembre, Lugano. Nel mezzo, il caos.

Nove mesi, una mostruosa gestazione che dalla scorsa primavera ha partorito un mondo nuovo, stravolgendo il nostro modo di pensare, di vivere e di convivere.

Degli spensierati tramonti thailandesi profumati di curcuma e cocco mi resta un nostalgico ricordo, reso sfuocato non dal tempo trascorso ma dalla nebbia del presente che, oggi, alza un muro invalicabile verso quegli orizzonti spolverati di dolcezza.  

Non par vero che tanto sia cambiato da allora! Dall’inconsapevolezza all’incertezza, dalla confusione alla paura, dalla solidarietà alla diffidenza. L’altalenarsi degli stati d’animo, durante questi mesi kafkiani, ha seguito l’onda degli avvenimenti, esacerbati da una comunicazione mediatica martellante e assorbente. A dir poco ipnotica. 

Il mormorio diffuso di queste ultimissime ore è ancor più assordante. La sensazione (anzi, la certezza) è che il nostro prossimo futuro sia già stato stabilito ma che nessuno ce lo abbia ancora ufficialmente presentato. Probabilmente le prossime ore ci vedranno di nuovo limitati nei movimenti e negli spostamenti, confinati negli spazi più prossimi alle nostre case. 

Per il bene di tutti, ovviamente.

Non ci resta che aspettare per sapere. 

Nel frattempo, in questo primo novembre, i crisantemi tornano a fiorire di nuovi colori e gli alberi più che mai indorano le chiome, accese da un sole tardivo che, con il suo tepore, semina un prezioso benessere anche a noi umani. 

Se i tramonti d’oriente, dunque, appartengono ai ricordi di un tempo perduto, quelli di casa mi ricordano di essere grata alla bellezza più vicina, quella di un tempo ritrovato. Cogliere un raggio di luce attraverso una betulla protesa verso l’azzurro non è cosa da niente: è una fortuna, e ne faccio tesoro. A maggior ragione oggi. Passo dopo passo, pensiero dopo pensiero, accompagnata dal fruscio musicale delle foglie sotto i piedi e dall’odore selvatico della terra ruspante di vita.

Perché un bosco non è meno bello di un mare, tante sono le emozioni che può donare.

Non so se la bellezza salverà davvero questo nostro assurdo mondo ma di certo è una della più profonde consolazioni che abbiamo, perché sa di libertà e non conosce limiti, confini o stagioni.

Una consolazione di cui nessuno al mondo ci può privare.