Lui notturno e metropolitano. Lei albifera e selvatica.
Così diversi eppure così simili, legati da parole nate per caso, o forse per magia. Parole e note, poesia e musica, linguaggi emotivi che intrecciano due mondi plasticamente lontani fondendoli in un impalpabile microuniverso bastante a se stesso.
Quando due creature affini si sfiorano, si trasformano. Avviene una reazione chimica in ognuno, le molecole di lui agganciano quelle di lei e viceversa, alimentando un legame indissolubile, senza via di ritorno.
Così, su rivoli di parole e note, lei decide di lasciare i suoi prati solitari e lo raggiunge nella sua frenetica città, all’alba di un giorno senza tempo. E quei due sconosciuti mondi si riversano irrimediabilmente l’uno nell’altro, dentro un contenuto senza contenitore.
Lei danza, non cammina. Mielosa, scivola nell’abito nero che lui ama e che per questo suo piacere ora indossa. Ondeggia e umida freme al ritmo del treno che lascia alle spalle calamitata dall’attesa che finalmente sta per morire.
Lui la sente. Da lontano, in disparte tra il chiasso della gente, la ascolta arrivare. Musica nuova per il suo cuore. Un cuore audace, capace di tutto, anche di assecondare i passi frettolosi di lei che, come una bambina senza vergogna in mezzo alla folla corre, corre e s’illumina di fiori davanti al capolinea dell’attesa.
Un sorriso, improvvisamente la luce. Eccola l’alba. La nascita di un nuovo giorno, di un nuovo capitolo, il primo. Dedicato all’incontro di chi forse s’è sempre cercato.
Sparisce la città, evapora il chiasso e svanisce la gente. Resta l’abbraccio immobile, caldo e sincero, di due creature affini che si misurano per la prima volta con le proprie certezze, sicuri di conoscersi da sempre, oltre le proprie sensuali fattezze.
Lui albifero e selvatico. Lei notturna e metropolitana. Parole e note, poesia e musica, odori e umori.
Il resto è la magia che verrà.
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