Il mare fa l’amore col vento in musicale silenzio. Ascoltare lo sciacquio delle onde che leccano le rocce riporta a uno stato di liquida quiete. L’ipnotico, ritmico cullare evoca l’abbraccio amniotico suscitando un vago senso di nostalgia per qualcosa di sfuggente, di perduto, di dimenticato.
Forse è proprio questa la magia dell’acqua, cui nessuno credo si sottragga. Il saper dare un suono, una voce, una melodia all’impalpabile desiderio di ricongiungersi con l’origine della propria natura, con quella primitiva essenza di vita che la vita stessa costringe poi a dimenticare.
Mare, cordone ombelicale che riporta all’innocenza, alla purezza, al primo vagito dell’Universo. Immergersi nel suo velo cristallino è come ripulirsi di ogni crosta che il tempo inevitabilmente cuce addosso all’anima rendendola impermeabile al ricordo cosciente della sua nascita.
Che dolce regressione tuffarsi in questo circolare oblio dove tutto è inizio senza fine. Quel farsi e disfarsi delle onde sulla pelle è specchio dell’esistenza stessa, immagine di un cammino universale verso un comune destino. Vien voglia di chiudere gli occhi e sciogliersi in osmosi con l’acqua.
Il mare fa l’amore col vento in musicale silenzio per non disturbare chi ancora s’incanta ad ascoltare la liquida melodia della nostalgia.
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