Quando muore un personaggio pubblico è caccia a foto scattate insieme a lui o lei.
Coloro che in passato hanno avuto la ventura di farne la conoscenza o di averne l’amicizia, nel giorno della dipartita si prodigano a frugare nell’archivio delle proprie memorie per rinvenire un’immagine che ritragga i due uniti da un abbraccio, durante una conferenza, una cena, a una partita sportiva, in qualunque situazione purché insieme.
Mi domando se quest’istinto nasca dal desiderio sincero di omaggiare con un ultimo saluto la persona scomparsa che si stimava o si amava o se, piuttosto, sia un’irresistibile spinta di protagonismo che consenta, almeno per un giorno, di diventare a nostra volta famosi.
Come dire: “io lo conoscevo bene, guardate!”. Quasi fosse un merito aver conosciuto quel personaggio, un vantaggio nei confronti di chi invece ha potuto semplicemente ammirarlo in televisione, su un palco o al cinema. E, di conseguenza, ricordarlo solo così, per quello che era per tutti i suoi estimatori, indistintamente.
Varrà meno, forse, il dispiacere discreto nei confronti della morte. Quello anonimo, che non ha bisogno di esibizioni e di dimostrazioni ma solo della liberazione di una lacrima nascosta. O di poche parole, come queste.
Paola, la tua impressone è condivisa, almeno da me e da quelle persone che abbiano perso un’amica. un amico, nel vero valore di averlo conosciuto ed apprezzato in vita…
La morte congela ogni tipo di rapporto vissuto… anche i più remoti… Solo il rapporto di empatia, simpatia, frequentazione aleggia anche nel suo episodio, senza rimedio.
Da QUALCJHE ANNO SIAMO SOFFERENTI DI NON ESSERE STATI SCONVOLTI DA RIMORSI DI MANCATI AFFETTUOSI RAPPORTI…
Il giudizio o impressione dei terzi, resta isolata, all’ultimo piano dei legami presunti…. Che ci stanno a fare i cimiteri?
Io, sinceramente, mi sento slegato… la riflessione sul defunto rimane in carenza di affettuosità… Il suo ricordo nel profondo dell’io…
Tre giorni fa è mancato Pinuccio, dopo quasi tre anni di ricerca e tentativi di riparazione e difesa – scientificamente avanzati – non sono riusciti a debellare un avvelenamento a un nervo e tendine del braccio destro, tentato con paziente e minuziosa e ingegnosa ricerca midollare… Da due anni ho seguito la ricerca e la pazientemente accettata da lui e dalla dal sostegno familiare… Anche la breve distanza lungo via Mameli gli aveva – a fine corsa – impedito di reagire alla breve distanza da percorrere per raggiungere la mia dimora o uno dei caffè lungo il breve percorso,,, L’AIUTO di un figlio, dei due, gli consentiva la visita settimanale alla verifica degli effetti nel corso del trattamento medico di una squadra che ha tentato ogni particolare successo… Stillicidio di effetti riflessi, senza tregue, che ad ogni reazione compromessa dalla chimica negava il risultato cercato… Anche il ricovero ospedaliero ha tradito la speranza, rapidamente, coinvolgendo le funzioni respiratorie… in poche giornate! Avevamo avuto il tempo di guardare a lungo la sua collezione di coppe vinte in regata… nei suoi 90 anni di vita, di affetto con il lago, di amore per la vela, per la famiglia, per l’amicizia e un matrimonio di affetto età, responsabilità, ma vittima della catastrofica fine della chimica tessile… da cui Busto Arsizio e le sue valli non si è più risollevata dalla depressione degli anni del brillante patrimonio di chimica, fibre e tecnologia degli anni 50 – 60 e alcuni singhiozzi successivi! Tu, Paola, eri stata stata fortunatamente premiata dalla saggezza paterna… e da un amore saggiamente gestito anche dopo la tua nuova famiglia, che ti ha risparmiato le ferite mortali delle mie generazioni…
Con tutto il rispetto ma cosa c’entra qui !