Semibuio, profumi e silenzio. Un tepore avvolgente invita a muoversi con lentezza, per non violare l’armonia che lega il proprio corpo con l’aria vaporosa tutt’attorno.
Abbandonato l’accappatoio, ecco che l’acqua calda della vasca sui piedi promette un insolito riposo. La temperatura è tale da far cedere piacevolmente all’ozio, mentre il fondo sagomato a letto accoglie le membra nel relax più assoluto.
Sdraiandosi e poggiando la nuca sull’ideale cuscino, le orecchie sprofondano appena sotto la superficie dell’acqua, quanto basta per trascinare ogni particella del corpo in un’altra dimensione. La musica soffusa, proveniente dal fondale, culla e corteggia, stimolando un abbandono fisico e mentale. I confini tra materia e spirito si sciolgono, i punti di riferimento temporali svaniscono e per quei lunghi, infiniti istanti di parziale immersione si diventa tutt’uno con se stessi, dimentichi di ciò che ci circonda.
Per qualcuno questa è solo una delle tante occasioni di benessere offerte dalla Spa. Per me è molto di più. Se la memoria potesse venirci in soccorso, quest’esperienza potrebbe essere assai simile a ciò che ogni creatura ha vissuto in grembo alla propria madre. La beatitudine amniotica, l’origine della vita, il miracolo universale che razionalmente tutti dimentichiamo ma che resta atavicamente impresso in noi.
Una regressione alla dimensione fetale, almeno illusoria, è anche un’occasione per accorgersi di quante cose inutili ci siamo appesantiti durante la nostra vita. Distesi in questa pace liquida, così leggeri e ameni da tutto, raccogliamo mentalmente solo le cose e le persone importanti. Attimi, visi, paesaggi, parole, silenzi … tutto ciò che conta e che ci ha reso ciò che siamo galleggia dentro di noi, protetto dallo stesso liquido amniotico che ci nutre.
La musica sott’acqua si mescola ai pensieri, la realtà sfuma nel sogno. Il risveglio è pigro e la presa di coscienza faticosa ma, almeno per un indefinito numero di minuti, il contatto con se stessi è totale e purificante.Tanta è la pace interiore ritrovata che non par vero d’appartenere a un mondo folle, nevrastenico, pervertito.
Un mondo che fuori sta esplodendo, avvelenando così i nostri destini. Ma che, nonostante tutto, non potrà mai sottrarci la nostra unicità, solida e inafferrabile come musica nell’acqua.
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