“Il cammino è ancora lungo”. Ogni giorno, da molti, troppi giorni ormai, sentiamo queste parole, pronunciate da chi opera in prima fila cercando una ragione, una speranza, una soluzione, una fine al drammatico momento che ci ha coinvolto tutti.
Suonano paradossali, quasi beffarde, queste parole se pensiamo che, via via, la libertà e il piacere di poter “camminare” si stanno riducendo a un mucchietto di passi limitati in spazi anch’essi sempre più circoscritti sotto un fazzoletto di cielo tristemente primaverile. Non è dappertutto identica la situazione ma, bene o male, questa è la piega che sta costringendo tutti noi a rivedere le nostre abitudini motorie, soprattutto per quelli, come me, che vivono il camminare come benessere essenziale.
E allora, repressi gli istinti di fronte alle circostanze, sto cercando di dare un nuovo senso al desiderio di muovermi. Comincio la mattina presto, quando il primo sole illumina la vetta del Monte Generoso, rifratto dal Fiore di Pietra in sottili lame di luce affilate. Sto lì sul balcone della cucina con il primo caffè tra le mani e saluto la giornata che sboccia ripercorrendo con la mente le lunghe camminate fatte fin lassù. Da giovane e da adulta, su e giù per i sentieri spesso aspri, ma sempre invitanti, del Monte che quasi conosco a memoria e che conservano le mie tracce.
Ma non mi fermo lì. Perché mano a mano che il sole alza il suo arco e la giornata procede nel suo cauto incedere, mi sposto anch’io, cambio balcone e vagabondo con la mente tra i fianchi tondeggianti di Carona e dell’Alpe Vicania, che in questi giorni, come tutti i bei prati e boschi dei dintorni, stanno “mettendo i capelli”, come amo dire. Le piante si vestono di verde e presto i sentieri dell’Alpe saranno riparati da una fresca ombra, che immagino inverosimilmente gelida perché percorsa solo dal vuoto del silenzio.
Nessuno a godere dei rododendri in fiore e delle azalee profumate di Parco San Grato, ma i colori e le fragranze rinascono spontanee nel cuore anche ad occhi chiusi…
E allora via, su per un’altra bella montagna, il Boglia, con il suo pratone calvo, così liscio da sembrare la sommità di un pandoro. E da lì ancora giù verso il Monte Brè, con il suo ristorante panoramico messo a riposo forzato come tutti gli altri suoi simili.
Un salto sul San Salvatore mi fa ritrovare con le gambe forti e cariche di energia, felici di conquistare, gradino dopo gradino, la vetta assolata.
Ed eccolo là, a fine giornata il sole che va a dormire dietro al Monte San Giorgio, il monte che nasce dal mare, e mi trascina con sé tra le sue mulattiere sassose così scontrose eppure così care.
Com’è grande una Casa! Sentieri, panorami, cime e vette si accavallano nella mia testa in questi giorni quasi immobili. Ricalco in un attimo tutti i cammini collezionati nel lontano e recente passato e mi rendo conto di essere proprio fortunata a vivere in un angolo di mondo privilegiato, dove, a due passi dalla città, la natura ti prende per mano e ti porta con sé, nel suo ventre materno, lenitivo e protettivo.
È tutto qui attorno che mi aspetta, fedele all’attesa. Le scarpe pronte, i muscoli caldi, il cuore forte e il sudore impaziente.
E quando quel maledetto “cammino ancora lungo” sarà collassato al suo epilogo, potrò … potremo … aprire la porta di casa e dimenticarla alle spalle. Per riprendere il nostro vero Cammino …
A domani mattina, insieme al sole sul Monte Generoso, appena dopo il primo caffè!
Commenti recenti