Elettriche, da corsa o mtb. Il successo delle biciclette in questi ultimi mesi ha intrapreso un’impennata straordinaria. Complici anche le restrizioni sociali causa Covid, le due ruote silenziose hanno finito col rappresentare non semplicemente un mezzo di spostamento e di divertimento ma anche il simbolo della libertà e della eco sostenibilità. Termine, a mio avviso, spesso abusatissimo ma tanto di moda, appunto.
Le piste ciclabili in città hanno divorato molti parcheggi per le auto e i pittogrammi gialli raffiguranti la bike sono ospitati anche sulle carreggiate destinate ai bus, almeno a Lugano. Un invito o una costrizione nei confronti degli automobilisti a convertirsi anch’essi alla pedalata o, per lo meno, a portare maggior rispetto e attenzione ai bikers. Non sempre, a loro volta, rispettosi e attenti nei confronti delle vetture e dei pedoni. L’inizio della bella stagione, almeno come da calendario dovrebbe essere, completa il panorama, offrendo ogni giorno numeri sempre più consistenti di biciclette, che rendono la convivenza con i “diversamente mobili” assai complicata.
Ma la notizia di oggi supera ogni immaginazione ed eleva il ruolo delle due ruote silenziose da piacere puramente fisico a una dimensione ultraterrena. È nata, infatti, la cargo bike: una bicicletta da carico appositamente ingegnata per trasportare … bare. L’agenzia di pompe funebri Aurora, di Berna, offre da oggi questo singolare servizio per chi desidera restare fedele alla propria “anima green” fino alla morte, e oltre. La bara può restare visibile o essere coperta da un telo, a discrezione dei parenti che possono accompagnare il feretro all’aria aperta, magari anch’essi in sella di proprie bikes.
Onestamente, non credo che il defunto abbia di che giovare da quest’innovativa soluzione per rendere più gradevole l’ultimo viaggio terreno. Ciò nonostante, l’immagine di una bicicletta che trasporta un morto suggerisce un addio sereno e, soprattutto, quel desiderio di libertà tanto caro ai ciclisti. Un desiderio di libertà che sconfigge il senso di claustrofobia e di limite naturalmente connesso alla fine dell’esistenza.
E allora, prendo in prestito una bella citazione di Fausto Coppi per concludere che, dopo tutto, ognuno ha diritto di scegliere come affrontare ogni viaggio. Soprattutto se è l’ultimo.
“Per un corridore il momento più esaltante non è quando si taglia il traguardo da vincitori. E’ invece quello della decisione, di quando si decide di scattare, di quando si decide di andare avanti e continuare anche se il traguardo è lontano”.
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