La balena nel Parco e il suo perché

Parco Ciani, il salotto verde di Lugano, è la cornice perfetta per ospitare creazioni artistiche, da scoprire quasi per caso, passeggiando in leggerezza.

La più recente, approdata pochi giorni fa in un prato poco distante da Socrate (la pseudo-statua, ovviamente) è una sinuosa balena modellata da lamine d’acciaio dai colori pastello, in un gioco di pieni e vuoti che dà all’opera un non so che di etereo nonostante la mole imponente. Le 5 tonnellate di peso e i 17 metri di lunghezza, infatti, fanno librare la balena nello spazio come fosse nel suo ambiente vitale, l’acqua. 

“Echoes, a voice from uncharted waters” è il titolo dell’installazione, ovvero “Echi, una voce dalle acque inesplorate”. La balena in effetti non si fa solo ammirare ma anche ascoltare, essendo la sua base dotata di un sensore che delimita un’area entro la quale la creatura può vivere indisturbata. Avvicinandola ma non troppo, ci si immerge poco a poco nell’universo rarefatto del mammifero marino che cattura col suo ipnotico suono dal profondo. Se invece ci si avvicina eccessivamente, se si oltrepassa la soglia del rispetto, la voce dell’oceano cede il passo al rumore dell’uomo, dei porti e delle industrie. 

A dire il vero, dai commenti che ho potuto cogliere in questi giorni, pochi conoscono o hanno capito il senso di quest’opera e molte critiche superficiali mi hanno spinto a scrivere queste righe. Premesso che a me questa balena piace al di là della pura estetica, trovo divertente svoltare la curva del parco e farmi sorprendere da questo nuovo gigantesco ospite “volante”. Il suo aspetto cambia secondo il punto di osservazione e quando cala il buio s’illumina, assumendo ancora un’altra parvenza, più misteriosa e inquietante. 

I più incuriositi dall’installazione sembrano essere i bambini, di certo più sensibili e permeabili alle stravaganze, grazie alla loro ingenuità ancora pura. E forse possono essere proprio loro a spiegare agli adulti il messaggio dell’opera: “… se riusciamo a rispettare gli spazi della balena, essa ci ripagherà con suoni misteriosi che giungono dagli abissi. Se non saremo in grado di farlo, annegheremo nel rumore”

Così sintetizza il senso dell’opera il suo creatore – Mathias Gmachl –  estroso artista austriaco capace di reinventare lo spazio attraverso l’alchimia di forme, materie, luci e suoni … e ci scommetterei, anche profumi. Mescolando materiali viventi e artifici tecnologici, Gmachl fonde ciò che è familiare con ciò che è sconosciuto, invitando a proiettarci in esperienze visionarie fantastiche. Nel suo sito www.Loop.pH è possibile calarsi in una serie di scenari interattivi davvero spettacolari e provare a giocare con la mente, immaginando mondi inesistenti, eppure palpabili, in cui essere protagonisti. Mondi che probabilmente non avrei scoperto senza imbattermi in “Echoes, a voice from uncharted water”.

Morale, piaccia o non piaccia, questa balena approdata temporaneamente in Parco Ciani ha molto da raccontare e da fare scoprire. Basterebbe, forse, tornare un po’ tutti bambini, imparando a vedere oltre i limiti delle apparenze.