E se il Tempo fosse rappresentabile da un’immagine? Non lineare, come vorrebbe il pensiero occidentale, né circolare come vorrebbe quello orientale. Bensì irregolare.
Immagino il suo scorrere come lungo un invisibile tracciato, eppure ben scandito. Un po’ come quel gioco su carta, in cui bisogna unire con la penna tanti puntini neri apparentemente dissociati, fino a ricreare un’immagine compiuta già stabilita. Soddisfa la sorpresa quando, in fine, appare il disegno di un animale, di un paesaggio, di un viso, così dalla vaga trasparenza del nulla.
Ecco, se il Tempo, quello di un’esistenza, fosse qualche cosa di simile a un tracciato fantasma, sarebbe una cucitura inconsapevolmente armoniosa di eventi passati, momenti presenti e traguardi futuri. Manciate di ricordi e desideri avrebbero lo stesso spessore, lo stesso valore, sfidandosi su un identico piano reale. Quello di uno sfondo bianco ricamato di puntini neri legati da un sentiero colorato, dove tutto è possibile. Rette, angoli, bivi, ogni tappa una scoperta, un inesorabile crescendo diretto verso un preciso compimento.
Se il Tempo fosse rappresentabile da un’immagine, sarebbe diverso per ogni esistenza, e forse è proprio così, nessun orologio a dettar legge per tutti. Ognuno avrebbe una sua penna con cui unire tanti puntini neri apparentemente dissociati che, come una pioggia di stelle, qualcuno ha seminato su quell’unico tracciato. Apparentemente irregolare, paradossalmente inevitabile.
E allora procediamo con gioia alla scoperta di quale animale, paesaggio o viso sta dietro il prossimo puntino che sta là ad aspettare, impaziente di farsi toccare. Tanto, indietro non si può tornare…
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