Il Mulino in fiamme

Sono le cinque del pomeriggio. Dalla finestra del mio studio fotografo un tramonto da favola. Nuvole d’albicocca e pesca si stemperano sopra la costa di Riva San Vitale. Poesia.

Improvvisamente un boato. Dal lato opposto della mia casa una nuvola di denso fumo nero si leva nel cielo oscurando tutto. Pare grottesco questo contrasto!

Il Mulino di Maroggia è esploso. Al suo posto il fuoco, che velocemente lo divora dal di dentro, a morsi feroci che riecheggiano nell’aria in ripetute esplosioni. Minuti convulsi, riempiti dalle sirene dei mezzi dei pompieri, della polizia e delle ambulanze, l’unico segno umano che possa aiutare a informare su quanto stia accadendo. Poco dopo la notizia in tv e sui social, mentre resto lì affacciata alla finestra, impotente, a guardare fiamme e lapilli illuminare la sera.

Naturalmente il primo pensiero razionale è che nessuno si sia fatto male, pompieri inclusi. Il secondo vola ai proprietari del Mulino, meritevoli di aver valorizzato un pezzo di storia del Cantone. E infine, l’emozione più lontana alla ragione: il dispiacere di veder morire in diretta un simbolo di questo piccolo paese in cui abito ma anche vanto dell’intero Cantone. 

Il suo scheletro sta ancora sotto gli idranti dei pompieri, giganteschi come loro, completamente devoti a un lavoro che, immagino, durerà l’intera notte. In questo istante, da ciò che resta del Mulino si levano folate di fumo più lente e diradate che mi evocano gli ultimi sospiri di una creatura in fin di vita. La notte le porterà via con sé.

Chi ha famigliarità con questi luoghi, proverà la stessa mia amarezza. Chi invece non ne aveva conoscenza ora sa che qualcosa di prezioso è andato perso. In internet si può trovare l’affascinante storia del Mulino:  “Il Mulino Maroggia è (era) un’azienda di famiglia nata negli ultimi anni del 1800 per volontà del fondatore Michael Stadlin, discendente da un’antica famiglia di mugnai attivi nella Svizzera centrale … Quello di Maroggia era il mulino con la ruota più grande del Ticino…”

Ma forse non tutti sanno che “nel tardo pomeriggio di sabato 1° agosto 1998 una violentissima grandinata concentrata su Maroggia e la bassa Valle della Mara, seguita da un nubifragio, allagava completamente il mulino rendendo inservibili i macchinari, distruggendo le scorte dei prodotti finiti e recando gravi danni agli immobili. La volontà di mantenere viva la tradizione molitoria ha spinto l’allora proprietario Luigi Fontana, alla ristrutturazione completa del complesso, motivato fortemente dalla scelta del figlio Alessandro di continuare nell’attività di famiglia.”

Ecco, dall’acqua al fuoco. Nel mezzo, la volontà!