Anche se la Festa del papà è tradizionalmente associata a quella di San Giuseppe – Padre biblico – le trasformazioni della società hanno ispirato interpretazioni diverse riguardo la figura paterna, di cui alcune assai suggestive. Una di queste è senz’altro quella di babbo Geppetto (guarda caso abbreviativo del nome Giuseppe), partorita dalla fantasia di Collodi che, con la sua fiaba, senza volerlo, già alla fine dell’800 è stato premonitore dell’evoluzione del ruolo paterno in una società in continuo cambiamento.
Talmente attuale da tornare protagonista di un recentissimo film, Geppetto è l’incarnazione del desiderio di paternità, un desiderio estraneo al legame di coppia, talmente prepotente da trasformare un burattino di legno in un bambino in carne e ossa. Rubando il mestiere al supremo falegname, Geppetto si fa homo faber e partorisce da solo il suo futuro, con tutti i rischi e i pasticci che qualsiasi rapporto tra padre e figlio comporta. Perché se diventare padre è facile, esserlo non lo è affatto. E così è anche nella favola di Pinocchio.
Leggendo il libro di Collodi, ancor più che guardando il film, si finisce per dimenticare che il bambino sia fatto di legno, perché vincono i sentimenti contrastanti che normalmente legano padre e figlio. Ci si dimentica persino di cercare una mamma, di dare forma a una famiglia, perché si sprofonda direttamente nell’humus più profondo di paternità e ci si lascia cullare da questa sensazione di famigliarità.
Perché tutti abbiamo un papà. E tutti ci avventuriamo in un cammino lungo il quale il Grillo parlante, ossia la nostra coscienza, ci ammonisce e consiglia…un cammino lungo il quale briganti senza scrupolo mettono a prova la nostra rettitudine, mentre fate materne addolciscono le nostre fatiche. E così, forti dei consigli di nostro padre, noi cresciamo. Mentre lui invecchia. È il destino, nel senso di meta, di traguardo: farsi genitori dei propri genitori, quando la vecchiaia lo detterà. E così via, finché il cerchio ricomincerà un nuovo giro.
Dunque, il 19 marzo, giorno della Festa del papà, facciamo che diventi un po’ come una fiaba. Una fiaba a lieto fine, naturalmente, perché – ricordiamoci – Pinocchio impara a comportarsi bene e ad essere grato al suo babbo. Ma c’è di più: dall’oscuro ventre della balena che l’ha inghiottito, riuscirà a scappare e porterà in salvo con sé suo padre. Un’esperienza colossale che evoca l’uscita da un ideale ventre materno. Insieme, il padre affaticato e fragile, e il figlio, fiero delle sue radici.
La tua riflessione mi appaga per una riflessione crudele: una decisione di allontanamento di un genitore (o genitrice) dalla vita in famiglia… poco sostenuta da un punto di vista solo sostenuto da una carenza di coscienza e conoscenza del ciclo crudele oggi consentito (e sconosciuto) dalla scienza medica Isolamento? Isolamento o convivenza certa verso una terminazione avvilente, miliardi di cellule cerebrali… differenza incolmabile per il 99 & della scienza? Oggi è così… la cura del cervello e il miracolo della rigenerazione?
Sono tristemente esausto…
Ciao – Xoxo