Il ritorno da un viaggio è sempre un altro viaggio.
È ricordare, ripensare, ricalcare con la mente le impronte ancora fresche lasciate sui sentieri appena precorsi e abbandonarsi all’andirivieni di sensazioni che mano a mano riprendono effervescenza.
Dalle stanze ricamate di storia di un museo alle vette azzurre di montagne illibate, dall’atmosfera bucolica di una festa di paese al solenne silenzio di un’abbazia. Tutto riprende consistenza come un teatro colorato dentro la mente, anche quando questo fantastico tutto è alle spalle.
Così pure i visi, gli sguardi, i sorrisi dei compagni di viaggio che s’incontrano per caso, insieme per poco e forse mai più insieme, restano lì caldi nella mente anche quando ognuno s’è già avviato per il suo quotidiano esistere. Pochi giorni per imparare a condividere panorami e situazioni che ognuno poi dipingerà attraverso la propria sensibilità trasformandoli in altrettanti scenari da esplorare e da offrire a chi si vorrà affacciare. Scambi preziosi che arricchiscono il reciproco sentire.
Ma i veri compagni di viaggio, forse, sono altri. Sono quelli che non ci sono.
I nostri più cari compagni di viaggio sono le persone che amiamo e che, se pur lontane, ci accompagnano nel nostro serendipico vagabondare. È con loro che, in realtà, condividiamo emozioni e pensieri, desideri e timori, anche attraverso quella tacita complicità che unisce a dispetto della distanza. Li sentiamo vicini, dentro di noi, comunicare è facile anche in silenzio e insieme ci stupiamo come bambini di quanto sia meraviglioso ogni volta viaggiare attraverso questa nostra multiforme Terra.
E così, al ritorno da un viaggio, scopriamo che quelle impronte ancora fresche lasciate sui sentieri appena percorsi non sono solo le nostre ma anche quelle dei nostri veri compagni di viaggio. Un buon motivo per ripartire, forti della certezza d’essere sempre, ovunque, mano nella mano con chi amiamo.
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