
Gli affetti sono la linfa vitale dell’esistenza. Senza un amico, un marito, un figlio, un compagno, una madre e un padre e persino un cane – per chi sa cosa significhi amare un cane – saremmo come un tronco d’albero senza rami, senza foglie, senza ossigeno.
Eppure, nonostante gli affetti ci sostengano, ci rendono anche schiavi. Non per niente si parla di “legami” affettivi, perché tutto quel marasma di ubriacature sentimentali, che le relazioni più intense implicano, si traduce spesso anche in una sorta di paralisi che può togliere il fiato. Diventiamo come un alveare: tante piccole celle, quante sono le persone che amiamo, dentro le quali ci siamo solo noi, chiusi a vedercela con la nostra coscienza. Celle non comunicanti tra loro, per cui è impossibile riversare il peso dei sentimenti da una all’altra, sperando così di armonizzare il nostro equilibrio interiore, accontentando nella stessa misura tutti gli oggetti del nostro amore. Invece no. Alla soddisfazione donata da una parte consegue una delusione dall’altra, e così via, facendoci alla fine sentire colpevoli e responsabili per non aver dato abbastanza a qualcuno che meritava di avere di più. Colpevoli e responsabili semplicemente per il fatto di non essere presenti quando la nostra vicinanza è anelata e supplicata. Ma non possiamo. Perché nell’altra cella c’è qualcun altro che bussa a noi, che ha bisogno di noi.
Legati. Ci sentiamo legati dalle relazioni importanti, perché è nella natura umana sentirsi responsabili verso chi ci ama e verso chi amiamo. Ma in questo tira e molla, in questo disperato tentativo di soddisfare tutti, ecco che alla fine deludiamo quasi tutti, e puntualmente noi stessi.
Come fare, allora, a convivere con le contraddizioni dell’amore? Come non farsi sopraffare da questa inadeguatezza e riconquistare la sensazione di libertà che si possedeva quando eravamo quel tronco nudo, senza rami e senza foglie? Impossibile, io credo, perché senza ossigeno, appunto, non si può vivere.
In fondo, non siamo mai stati quel tronco nudo. Difatti, il primo rapporto affettivo, che per sempre ci terrà legati, è quello verso le nostre radici, alle quali dobbiamo tutto, con gratitudine e responsabilità. Fino alla fine.
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