Settembre somiglia a maggio, perché risveglia tutta la natura donandole l’ultimo brivido di energia prima che sopraggiunga l’autunno, quello vero.
Tutto freme in alto, tra le fronde degli alberi e il cielo, e nel sottobosco, tra i fili d’erba e la terra. E solo l’allegro chiacchiericcio degli uccelli tradisce la vitalità di questa rinascita allo stesso tempo lenta e fulminea, una vitalità inafferrabile dagli occhi ma non dal cuore.
Ebbene, questo mite pomeriggio sospeso tra la primavera e l’autunno m’induce alla contemplazione del verde che mi circonda e a cedere per qualche istante ancora all’indolenza. Gusto quest’improvviso abbandono alla mollezza dei sensi con compiaciuta consapevolezza, tanto che anche la creatività sembra beatamente stordita dai profumi del vento.
Così, anziché sforzarmi a scrivere pensieri per gli altri, oggi lascerò che i pensieri scorrano liberi per me stessa. E con la mente volerò scompostamente anch’io insieme alle api gioconde del mio giardino, miracolosamente rinate al pallido sole di questo dolce pomeriggio settembrino.
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