Residui notturni depositati sull’arena ancora vergine d’impronte, temporaneamente orfana del sole che verrà.
Anche oggi il popolo della notte ha seminato puntualmente le sue tracce insolenti: qualche bottiglia rovesciata, lattine vuote, mozziconi di sigarette e un’eco di frastuono che offende il pudore assonnato dell’alba.
Ma il vento giunge con la prima luce del giorno e, come un benevolo schiaffo, spazza via anche l’ultima nota di una notte che stona con il candore del mattino.
È lo stesso vento che insiste ora, che cresce, che monta, che gonfia col suo alito caldo e penetrante da spegnere il fiato. Uniforme, plasma tutto, indifferentemente. Rocce, dune e corpi.
La pelle si sottomette al suo impetuoso tocco, la carne si fa argilla alla sua volontà e docile si lascia modellare dal voluttuoso flusso di invisibili mani con la naturalezza dell’amplesso.
Soffia vento, soffia! Spettina capelli profumati di mare, tocca curve sensuali che anelano labbra bagnate di sale. Corrompi l’anima, sciogli l’animalità.
Fatti prendere. Catturami vento… Che la libertà, quella che tutti desiderano, in verità somiglia a quell’arena ancora vergine di impronte, orfana di un Sole che verrà e che, spero, resterà.
Fino alla prossima notte…
Pioggia, dopo 3 giorni di natura, verde, foreste delle Cevenne, e ripresa di blu, come ieri! Xoxoxo
Questo commento è stato eliminato dall’autore.