Quando ero piccola, qualcuno mi regalò un mappamondo. Era grande, molto grande, almeno così appariva ai miei occhi sognanti di bambina. S’illuminava al suo interno di una luce liquida, che carezzava tutta la tonda superficie, dando alla nuda plastica una piacevole sensazione di calore e movimento. Quando l’accendevo, la Terra si colorava di vita. Tra le mie mani scorrevano fiumi e laghi, si schiudevano baie e oceani, si srotolavano deserti e s’impennavano montagne che declinavano tra prati e colline. Contemplavo con la mente meraviglie che, ne ero certa, prima o poi avrei visto, calpestato e respirato davvero. E così è stato.
Quel mappamondo esiste ancora. Sta posato sullo scaffale più alto della mia libreria, dove solo la polvere lo carezza ormai, tanto non serve più. C’è internet, oggi, che mette il mondo in mano. Eppure, qualche volta, alzo ancora lo sguardo lassù e un sentimento di tenerezza si mescola alla nostalgia del tempo che passa.
Il tempo passa e cambia tutto. Quel bel mappamondo, oggi, mi appare quanto mai piccolo, fragile e spento. E’ lo spettro di un Pianeta sofferente, che grida e chiede ascolto! Ci sono crepe al posto dei mari e ferite anziché montagne. Tanti dei luoghi che, crescendo, ho avuto la fortuna di visitare, sono oggi sconvolti, stravolti, irriconoscibili. Alcune meraviglie nemmeno esistono più, perdute per sempre e mi domando … domani, tra qualche anno, cosa resterà e come si trasfigurerà ancora questa nostra bellissima, povera Terra.
Non sono catastrofista, credo nel futuro. Mantengo acceso quello sguardo stupito e curioso di bambina ma non posso fare a meno di ascoltare con seria preoccupazione la voce della Terra che, sempre più spesso, si leva greve come un monito, un’accusa.
Perché la Terra ci sta parlando! Lo fa in continuazione ma evidentemente non basta che sussurri, che mormori, occorrono grida e non gemiti, perché ci si accorga di Lei. Ci sta ricordando che la nostra vita, quella di tutti gli esseri viventi, è stata possibile, e sempre sarà possibile, proprio perché Lei, la Terra, è viva! Anche Lei, come noi, vive e si muove, costantemente, in maniera impercettibile, fluttuante ma si muove. Sposta mari e continenti, respira e palpita, ha il fuoco dentro di sé ed è proprio quel fuoco la sua forza, la sua energia e la sua difesa. Ha un cuore che batte e questa vitalità ha un prezzo che tutti, purtroppo, ben conosciamo: i terremoti, i maremoti, gli uragani, gli tsunami. Ecco che a volte Lei deve abbandonare il suo ritmo lento e ineluttabile per scoppiare violentemente, con furia: deve urlare la Terra, perché questa è la sua natura, altrimenti muore.
Sciocco è l’uomo se non si riconosce come parte integrante di questa stessa Natura. Sciocco è l’uomo che progetta la sua vita illudendosi di regnare sovrano indiscusso in un paradiso terrestre immutabile ed eterno a disposizione esclusiva dei suoi capricci e deliri. E soprattutto sciocco è l’uomo se pensa di poter vivere senza limiti e senza riguardo per ciò che la Natura gli offre. Ecco cosa chiede a noi in cambio la Terra: umiltà e rispetto!
Troppo spesso siamo sordi a questa preghiera. Sordi e miopi. Perché non solo stiamo spremendo la Terra di tutto quel che ha da offrirci ma ci permettiamo anche il lusso di farci del male assurdo, gratuito, tra di noi, dividendoci anziché unirci per darci forza e coraggio. Non ci rendiamo conto di vivere tutti su un granello di sabbia, alla deriva di un oceano infinito, dove un gruppetto di minuscole formiche deliranti preferisce isolarsi dalle altre, nel ridicolo affanno di preservare ognuno il proprio infimo giardinetto profumato, seminato di vacuo benessere e facili comodità. Questa non è retorica, non è filosofia: è realtà! Ostentando questo modo folle di ragionare, presto si faranno partiti di quartiere, leghe di condominio e bunker familiari, con l’illusione di salvarsi ognuno dentro il proprio micromondo fiorito di egoismi, mentre fuori la feconda Terra esplode!
Forse è il caso di ripensare alla nostra caducità e transitorietà, non soltanto personale ma collettiva. Passato un terremoto, si ricostruisce e ci si rialza in piedi. Le grandi ferite, quelle visibili, si rimarginano prima o poi e smaltite l’emozione, la commozione e la paura, ecco che si ritorna a vivere come prima, anche meglio di prima, perchè da tanta sofferenza dovremmo avere imparato qualche cosa di utile … si spera!
Tuttavia, oggi, se di fronte agli squarci tellurici, alle onde gigantesche e ai missili di fuoco sembriamo rassegnati ad accogliere la sfida, è l’Invisibile che spaventa. Quella specie di peste moderna radioattiva è come un pus venefico, tentacolare, che fuoriesce da un enorme bubbone e che lentamente si diffonde, scavando dappertutto, persino dentro il nostro minuscolo giardino fiorito. Così come la luce liquida del mio mappamondo inondava di vita il globo tra le mie mani, questo veleno invisibile s’insinua ovunque, circonda ogni cosa e invade ogni creatura. E’ una peste subdola, silenziosa e inesorabile, che scorre nell’acqua, si libra nell’aria, penetra nella terra, morde la pelle e non dà possibilità di scampo. Di fronte a questa minaccia invisibile che divora da dentro, allora sì che siamo tutti uniti e diventiamo tutti ugualmente muti, ciechi e paralizzati.
Magari, questa paura che disarma e disorienta, quest’incubo che improvvisamente ritorna e ci denuda, sarà la scintilla necessaria a scuoterci dal beato torpore in cui eravamo calati. Risveglierà i nostri sensi, accenderà un’altra febbre, resusciterà un nuovo Adamo e una nuova Eva, insieme a quella straordinaria capacità di reagire, di creare e di reinventare che noi Esseri umani abbiamo. Bisogna aprire gli occhi per guardare lontano e tendere le orecchie per ascoltare la voce della Terra, tutti insieme, coltivando sogni realizzabili e speranze condivisibili, non solo fazzoletti di aridi giardini.
Vorrei soffiar via la polvere, ora, e poter vedere ancora illuminarsi di luce liquida il mio mappamondo colorato, sentire il suo calore sempre vivo e palpitante tra le mani e vorrei poter scrivere, tra tanti, tanti anni …. “che paura abbiamo avuto ma ce l’abbiamo fatta anche quella volta e oggi la Terra risplende ancora più bella!
La rilettura della tua profonda riflessione personale merita più che un rapido commento spontaneo. Non merita altro che aiutarti a “soffiar via la polvere, ora, e poter vedere ancora illuminarsi di luce liquida il mio mappamondo colorato, sentire il suo calore sempre vivo e palpitante tra le mani e vorrei poter scrivere, tra tanti, tanti anni …. “che paura abbiamo avuto ma ce l’abbiamo fatta anche quella volta e oggi la Terra risplende ancora più bella!”.
Forse ce la facciamo anche questa volta: la distrazione e la convinzione si rinnova ogni volta che ammiriamo il paesaggio che ci circonda e ci accingiamo ad esplorarlo tenendo per mano qualcuno nell'avventura… emozionante… ancora un'altra volta bella da meritarsi vita perpetua…
Caro Enzo, i tuoi commenti superano sempre di gran lunga i propositi dei miei scritti. Grazie per accompagnarmi nelle mie riflessioni.