La piccola grande Donna della Leventina

Oggi la montagna mi ha aperto le sue braccia in maniera inattesa. Ad accogliermi, il sorriso sincero di una Donna, di cui avevo finora solo sentito ben parlare. Già al primo sguardo la percepisco famigliare, affine, amica e d’istinto mi piace. Mi trovo a Catto, in una Val Leventina abbondantemente imbiancata e leccata da un sole primaverile che invita a incamminarsi per i sentieri con il piacere del sudore sulla fronte. Ma prima mi soffermo sul piacere di quest’incontro molto “speciale”. Sento una grande ammirazione, e persino un filo di invidia, per colei che ha deciso di abitare qui, in quest’oasi silenziosa dove le montagne precipitano a pochi metri dalla casa. Le pareti di roccia sembrano volerla proteggere e, forse, è proprio così, custodendo in questo isolamento una bellezza rara, riservata a pochi coraggiosi privilegiati. 

Sul retro della casa bianca, tre asini aspettano le loro carote quotidiane, adeguatamente lavate e spelate da lei che ama gli animali almeno quanto gli esseri umani, se non di più. E la capisco, anche in questo la sento affine. Intanto, un micione tigrato, gonfio di morbido pelo, osserva altezzoso dall’alto del balcone tutta la scena: noi che parliamo, che ci conosciamo e che fotografiamo gli asini come se non ne avessimo mai visti prima. Beh, che male c’è nel lasciarci sorprendere dalla cose comuni? In fondo, forse, è l’unico modo per tornare un po’ bambini.

Lascio solo per qualche ora la Donna che mi accompagna con lo sguardo pieno di sole, mentre mi avvio con le ciaspole su per il mare bianco della Strada Alta, quello che si spinge in alto fino al Pizzo Pettine, o Pecian, tanto suadente quanto sfidante. Anche se non lo raggiungerò oggi, è una gioia vagabondare sotto la sua candida vetta che brilla d’azzurro, mentre molto più sotto di me una lontana Ambrì sonnecchia nell’ombra. Tutto è immobile qui, solo lo sprofondare delle ciaspole nell’abbondante farina bianca rompe il silenzio ovattato che mi avvolge. Ascoltando i miei passi affondare nel bianco avverto una sensazione contrastante di leggerezza e pesantezza insieme, tanto è soffice e delicata la neve quanto solida e potente. Il segreto del suo fascino sta nel candore, nella purezza, nell’innocenza che evoca e che dà pace. Così, passo dopo passo, i pensieri negativi si sciolgono e, anche se non si possono dimenticare, diventano sempre più piccoli e ameni, mentre cresce l’energia positiva che la montagna trasmette.

Allora penso che certe persone somigliano proprio alla montagna, a questa montagna, forte dentro ma carica di delicatezza. Una delicatezza contagiosa, che commuove, che non ha bisogno di parole perché basta uno sguardo, una stretta di mano, un sorriso gentile per dire e capire tutto. Proprio come il silenzio della montagna sa dar voce a quei pensieri che spesso il frastuono della città mette a tacere.

Con queste riflessioni che si rincorrono nella mente senza un ordine apparente, ritorno sui miei passi come le formiche, ritrovando le tracce della mia presenza, insieme a quelle di qualche bell’animale che purtroppo non ho avuto la fortuna di vedere. Avrà forse visto lui me, goffa bipede infilata in strani calzari, ospite a casa sua, e chissà cos’avrà pensato…

Qui non è raro che i cervi si avvicinino alle poche case, arrivando persino sulla soglia in cerca di cibo o, chissà, di compagnia. È un altro motivo di sana invidia che provo verso chi abita qui, per chi ha la fortuna di guardare negli occhi una creatura libera e di entrare in contatto con lei seppur appartenendo a due mondi differenti. 

Con un velo di malinconia penso a tutto questo mentre ridiscendo la Valle. Saluto Cassin da Quint, Cassin da Catt ancora scaldati dal sole e lascio Lurengo alla sua quiete. Tornata alla base, riprendo il filo con la Donna, grata della sua ospitalità. La casa è calda di umanità, si sta bene, e dalla finestra della cucina la montagna sembra così vicina che pare di poterla toccare. Sembra un affresco, non una finestra, e il micio sul davanzale sembra essersi messo in posa per rubare la scena al solenne Pizzo Mezzodì alle sue spalle. È bello come i quadri che questa Donna dipinge e che adornano la casa di carattere: animali vivi che escono dalla tela, donne sensuali che si lasciano carezzare…Chissà quale sarà il prossimo quadro che sceglierà di dipingere… glielo domando ma ancora non lo sa. Magari i suoi tre asini dagli occhi dolci, o magari un cagnolino ricciuto in arrivo su questi sentieri. 

Il tempo intanto scorre tra belle parole, ricordi e sogni, cucendo in breve un’amicizia che ritengo preziosa. È un peccato dover ripartire. Questa volta, però, porto con me molto più di un’emozionante ciaspolata in Leventina. Porto anche il regalo che questa piccola grande Donna mi ha fatto con la sua conoscenza. Un bacio, un forte abbraccio e una promessa: quella di tornare presto qui e magari di poter ammirare alla parete il suo prossimo quadro…