Cullata dalle carezze liquide del lago, m’abbandono per qualche lungo istante all’ozio.
Piacevole vizio per pochi privilegiati un tempo, condizione spesso subita oggi. Ma che cosa trasforma l’abbondanza di tempo a disposizione da insofferenza a piacere? Quale la differenza tra vuoto, noia, aridità e pienezza, ispirazione, creatività?
In fin dei conti starsene così lungamente in contemplazione di un panorama che pare essere sempre identico a se stesso – unico accenno di vitalità concesso dal bavaglio dell’afa qualche papera, una coppia di svassi e una famiglia di cigni che sfida la superbia degli umani col suo solenne corteo – potrebbe risultare monotono alla maggior parte delle persone. Eppure, gettando i propri pensieri a capofitto in questo pozzo d’innaturale incanto, ci si può abbeverare di qualcosa di speciale: lo stupore, uno stupore in ogni istante diverso come la luce rifratta da un prisma, diverso a seconda del calar dello sguardo … che si posi su una collina o su un filo d’erba, sul profilo della città all’orizzonte o sulla roccia che sostiene il tuo piede. Ed e’ proprio quello – lo stupore – l’alchemico segreto che trasforma il vuoto in pienezza, la noia in ispirazione e l’aridità in creatività.
Così, quando presa da ingenuo slancio emotivo ho sussurrato a chi mi stava accanto “Dio, guarda là che meraviglia!” indicando due buffi svassi appassionatamente coinvolti in una danza di corteggiamento, mi sono sentita rispondere “Embè, che c’è di speciale … son due uccelli che nuotano!” allora, stupita, ho capito la differenza.
La differenza tra chi sa stupirsi e chi no.
Tra guardare e vedere. Tra noia e ozio. Tra gli altri e me.
Sì, la differenza tra “guardare e vedere. Tra noia e ozio. Tra gli altri…” e te!