La commemorazione dei 50 anni dalla morte di Pablo Picasso mi riporta a un viaggio di qualche anno fa, tra la Provenza e la Costa Azzurra.
Da Eze a Mougins, delizioso borgo dove l’artista scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua vita e dove, in fine, morì. Torno oggi con la mente in quei luoghi come se il tempo non fosse passato, forse merito proprio dell’arte che scolpisce emozioni e non solo materia. Emozioni che mi scuotono sentendo che oggi la vita dell’uomo Picasso viene giudicata a dispetto di quella dell’artista! Di fronte alle accuse d’essere stato tirannico, violento e sessista mosse da alcuni proprio in questi giorni, penso che se tutti gli artisti, gli scrittori, gli scienziati, i folli creatori di qualcosa di straordinario e unico dovessero essere processati per le stravaganze e i vizi personali, oddio … le prigioni sarebbero piene di geni. Geni che con le proprie opere hanno reso questo mondo più colto, più bello, più eterno!
Ricordi
Cos’hanno in comune Nietzsche, Picasso e Prevèrt? Cosa sposa la profondità del pensiero, l’ispirazione per la pittura e la passione per la scrittura? Probabilmente l’incanto di paesaggi contesi tra la bellezza terrena e la spiritualità divina. Luoghi su cui lo sguardo si posa, sprofonda e s’eleva, fino a toccare i confini del sublime. Luoghi che, per qualche magica alchimia, hanno sedotto filosofi, artisti e letterati, di cui restano i sospiri scolpiti nel tempo.
Eppure non siamo in un immaginario Eden, bensì sulla Terra. La Costa che si dipana tra Montecarlo, Nizza e Cannes, Azzurra non solo per l’allusivo battesimo voluto da Stephen Liégard, bensì per le reali sfumature che la avvolgono, ospita un susseguirsi di borghi antichi che, pur conservando tracce del proprio passato, si rinnovano continuamente per accogliere il turista più esigente. Eze, Antibes, Saint Paul de Vence e Mougins sono gli indiscussi gioielli di questo dono divino in Terra. Qui si possono assaporare la cultura, l’arte e l’eccellente cucina in una profferta di sobria eleganza senza rinunciare, tuttavia, alla spontanea bellezza di una vegetazione che sfida impavida l’umana urbanità. E’ lei, infatti, la vera padrona di casa, la regina della Costa Azzurra: la natura. Non sembra nemmeno di trovarsi a una manciata di chilometri dalla mondanità, e questa stretta vicinanza tra l’effervescente vitalità del Principato di Monaco con la mistica pace dei borghi circostanti offre al visitatore un ventaglio di emozioni in grado di appagare tutti i sensi e tutti i gusti.
EZE, “MORIENDO NASCOR”
Avventurandosi lungo i tornanti delle colline attorno a Monte Carlo, si approda al borgo di Eze, anticamente Eza, oasi di inatteso silenzio e rarefatta quiete che sorprende per la sua illibata bellezza. Non sorprende, invece, che proprio lungo questi sentieri, Nietzsche nel 1883 compose uno dei capitoli più intensi di “Così parlò Zarathustra”, ispirato probabilmente dalla complice magia della natura. Olivi secolari, lentischi, euforbie, querce, cipressi e ogni espressione floreale tipicamente mediterranea devono avere sopraffatto il filosofo che, attratto da quell’indefinita melodia cromatica tra mare e cielo, inventò l’aggettivo “alcioniano” per esprimere le molteplici tonalità d’azzurro che gli titillavano l’animo. Ancora oggi, in vetta al villaggio, a 430 metri sul livello del mare, lo sguardo è rapito da uno dei panorami più poetici della riviera francese e s’allunga fino alle prime luci di Cap Ferrat. Il Giardino Esotico di Eze, voluto nel 1949 dall’ingegnere agronomo Jean Gastaud, somiglia al mitico Giardino delle Delizie di Epicuro. Quest’angolo di paradiso pullula di agavi, aloe, euforbie e cactus disseminati lungo le terrazze digradanti verso il mare, interrotte qua e là da sorprendenti sculture a metà tra il romantico e il surreale. Una sosta qui invita alla rigenerazione spirituale. Non a caso, il motto dello stemma araldico di Eze è “moriendo nascor” (dal latino “morendo rinasco”) e il suo simbolo iconografico è rappresentato da una sinuosa fenice posata su una colonna di pietra bianca che traluce d’azzurro.
Se il passato di Eze è intuibile dalle sue costruzioni, dalla chiesa e dalle mura, per coglierne l’animo attuale è opportuno lasciarsi guidare dall’istinto dei sensi e fidarsi degli aromi dei fiori abbeverati dalla brezza salmastra, fiori che, nella non lontana Grasse, si fanno preziose essenze grazie ai laboratori di profumeria di Fragonard. Tra tutte le case del villaggio, quella dei Riquier, primi signori del borgo, si distingue per la possente porta ornata di bassorilievi. Tuttavia Eze ospita molte altre incantevoli dimore dislocate nel verde che tutte insieme tessono un continuo dialogo tra dentro e fuori, tra architettura e natura. In particolare il Château de La Chèvre d’Or rappresenta l’eccellenza per il visitatore che desideri abbandonarsi allo charme più esclusivo e allo stesso tempo voglia sentirsi naturalmente parte del luogo. Le 5 stelle che designano il Château come uno dei migliori resort appartenenti alla catena Relais et Chateaux non sono sufficienti a descrivere l’atmosfera che qui si assapora: occorre viverla. La storia di questo “Hotel diffuso” – in cui le 38 stanze (di cui 7 suites) spuntano qua e là donando all’ospite un’intimità privilegiata all’interno del borgo – risale agli anni ‘50 quando un ricco inglese, Robert Wolf, innamoratosi di quel che era una dimora privata, volle farne un ristorante. In seguito, sotto la strategia manageriale di Monsieur Thierry Naidu, il destino de la Chèvre d’Or ha collezionato prestigiose stelle: dalle 2 Michelin per il Ristorante alle 5 dell’accoglienza tout court, accoglienza tra le più rinomate di Francia. Basti pensare che Marcel Tilloy, il fondatore di Relais et Chateaux, fu talmente sedotto da Eze Village che ne fece uno dei 6 passi della cosiddetta “Route de Bonheur”, la Strada della Felicità. Un soggiorno qui dona, infatti, tutto il sapore della joie de vivre: la cura dei dettagli in ogni ambiente, la possibilità di abitare la Suite Jean Cocteau o la Suite Luis Navarro, la lietezza di sostare nel silenzio dei giardini allietati dal gorgheggiare delle fontane, o d’immergersi nella piscina a strapiombo sul mare, o di rigenerarsi nello spazio fitness per poi concedersi il piacere della tavola nei Ristoranti Le Remparts, Eden e Le Cafè du Jardin. Qui le aristocratiche delizie dello Chef Ronan Kervarrec e del maestro pasticcere Julien Dugourd compiono il miracolo finale, conquistando i commensali con proposte gastronomiche degne di un desco regale. Tutto questo continua ad attrarre grandi personaggi del mondo politico, artistico e culturale internazionale ma l’invito a sostare in questo paradiso è rivolto a tutti coloro che vogliono assaporare, almeno una volta nella vita, l’apoteosi dei piaceri terreni.
ANTIBES JUAN LES PINS, ALL’OMBRA DEL DOLCE FAR NIENTE
Antibes, a metà strada tra Nizza e Cannes, con i suoi anfratti che si tuffano nel Mediterraneo, rappresenta il “dolce far niente” tinto d’azzurro e bianco, come le nuvole che si specchiano nel mare. Victor Hugo lo descriveva come il luogo dove “tutto splende, tutto fiorisce, tutto canta” e molti artisti hanno eletto questa cittadina quale musa ispiratrice di opere pittoriche e letterarie. Sarà la sua quiete evanescente, la spumeggiante brezza che si frange sulle rocce, o i trascorsi storici ancora vivi nel Museo di Picasso eretto sulle rovine dell’acropoli greco-romana, o ancora le boutiques multicolori e il mercato provenzale denso d’irresistibili fragranze. Fatto sta che una sosta qui è d’obbligo, sia per godere dell’incanto della natura, sia per approfittare dei numerosi eventi culturali che animano il paese, tra cui il noto festival jazz.
Chi volesse soggiornare a Cap d’Antibes gustandone appieno la vitalità senza rinunciare all’intimità può affidarsi all’ospitalità del 5 stelle Cap d’Antibes Beach Hotel, trasformato dalla Famiglia Ferrante in Hotel di lusso e appartenente dal gennaio 2010 alla catena Relais et Chateaux. Affacciato direttamente sul mare che lambisce una candida spiaggia privata attrezzata di ogni confort, l’Hotel sposa un’atmosfera rilassata e un design contemporaneo, in cui l’architettura leggera dà voce ai colori pastello degli interni in legno che ben si armonizzano con quelli della vegetazione circostante. 12 stanze Delux, 10 Privilege e 5 Suite offrono agli ospiti un’accoglienza al contempo casual e chic, insieme al “Summer Beach Wellness” e ai due ristoranti, “Les Pecheurs” sulla omonima spiaggia (una stella Michelin) e “Le Cap”. Lo Chef Nicolas Navarro, “meilleur Ouvrier de France 2000”, è l’artefice delle tentazioni del palato, colorate, saporite e salutari: dai virtuosismi mediterranei di terra e mare ai guizzi esotici più sopraffini. Felice, per esempio, è l’abbinamento di una sensuale tartare di salmone tagliata a coltello con croccanti fettine di mela verde e audaci scaglie di zenzero. Il tutto incorniciato, naturalmente, da ottimi vini, da un panorama da favola e da note musicali soffuse che scivolano lievi in mare sulle ali del vento.
www.ca-beachhotel.com/fr/index.php
SAINT PAUL DE VENCE, UN MUSEO A CIELO APERTO
Un dedalo di stradine che si snoda tra le dimore in pietra tra le colline fa di questo comune una gemma d’architettura sopravvissuta al tempo. Ogni angolo racconta del vissuto medievale e del ruolo strategico che il comune ebbe nella politica militare fino al ‘700. Tuttavia, la fierezza del passato è sopraffatta dalla poetica leggerezza del presente, ricamata di bellezze naturali e artistiche che hanno conquistato l’animo di artisti come Chagall e Prévert. Luigi XIV diceva che “il sole è più splendente a Saint Paul che in qualsiasi altro luogo in Provenza” e ammirare il borgo dalle colline, prima di addentrarsi nel suo cuore, dà proprio questa sensazione di dorato splendore. Da fuori il paese sembra un presepe accoccolato nel verde, da dentro invece è uno scrigno di negozi d’arte, antiquariato, profumi, caffè e cantine dove apprezzare non solo le bellezze ma anche le bontà del posto. Dopo aver appagato lo spirito con una visita alla Chapelle Folon, con i suoi tenuti mosaici dai colori fanciulleschi, si può pensare d’accontentare il corpo con una degustazione di vini eccellenti alla Petite Cave sotto la guida esperta di Frédéric Theys, fascinoso e sapiente sommelier parigino. Infine, per decantare le sensazioni del corpo e appagare anche la mente, la Fondazione Maeght (Fondation Marguerite et Aimé Maeght) offre una passeggiata alla scoperta di opere moderne e contemporanee d’eccezionale prestigio. Si tratta di una fondazione privata ricreata in un complesso innovativo all’aria aperta, ideato dall’architetto catalano Josep Lluis Sert, che armonizza l’ambiente naturale con l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme. Il cortile Giacometti, il labirinto di Mirò, i mosaici di Chagall, la vasca di Braque, la fontana di Bury e la via crucis di Ubac sono solo alcune tappe contemplative di questo Museo che quest’anno compie i suoi primi 50 anni, celebrati con numerosi eventi ed esposizioni.
Una visita a Saint Paul de Vence merita un soggiorno all’altezza del contesto e l’Hotel La Vague de Saint Paul, nuovo 4 stelle del gruppo Phoenix Hotels Collection, offre il meglio di sé sotto la direzione del giovane Guillaume Puig, che al bon ton francese mescola la tempra delle origini catalane e calabresi. 50 stanze tra Classic, Superior, Luxe e Suite, distribuite in una struttura architettonica sinuosa immersa nel verde, trasmettono un’atmosfera informale ma elegante e, insieme alla piscina esterna, al campo da tennis e al centro benessere, soddisfano tutte le esigenze degli ospiti. Il Ristorante “Bistrot”, con i suoi ampi spazi luminosi, propone piatti che soddisfano gli appetiti degli epicurei più sopraffini. Lo Chef bulgaro Emil Sevastakiev pone sensibile attenzione non solo alla qualità ma anche all’estetica, in una calibrata piacevolezza di forme e sapori che rispetta i ritmi dei prodotti stagionali, attingendo al ricco inventario della mediterraneità.
MOUGINS E IL PICCOLO LOUVRE
L’incantevole villaggio di Mougins, situato tra Cannes e Grasse, ospita la dimora di Pablo Picasso che qui scelse di vivere gli ultimi anni della sua esistenza e vi morì all’età di 91 anni. Il suo maniero in stile provenzale, conosciuto come Mas de Notre-Dame du Vie, mantiene viva la presenza del pittore che pare ancora vagabondare coi suoi pennelli in questo borgo ameno, apparentemente immobile nel tempo. Ma c’è un altro luogo, tesoro di memorie artistiche, che rende Mougins un’attrattiva per il turista colto e curioso: si tratta del MACM (Musee d’Art Classique de Mougins), diretto da Madame Leisa Paoli. Questo spazio, inaugurato nel 2011 e affettuosamente chiamato “il piccolo Louvre”, ospita insospettabili ricchezze, frutto di collezioni private appartenute a Christian Levett, fondatore del Museo. Dalla più grande collezione di armature militari greco-romane, a opere di Rubens, Cézanne, Chagall, Matisse, Picasso, Dalì e Warhol, il MACM fonde l’arte classica al surrealismo contemporaneo, proiettando il visitatore in un percorso culturale senza confini temporali.
Ideale, per completare una visita a Mougins all’insegna dello charme, è un soggiorno a Le Mas Candille, Hotel 5 stelle che offre un eclettico blend di architettura classica e moderna immersa in un parco di cinque ettari, superbamente completato dal primo centro benessere Shiseido in Europa. Originariamente la struttura era un vasto vigneto e un bivacco napoleonico, prezioso deposito di vino e olive. Oggi, persa la sua funzione agreste, l’Hotel appartiene alla catena Relais et Chateaux e accoglie 46 camere, incluse 7 Suite, tutte arredate con raffinata eleganza in tipico stile francese e distribuite in tre ambienti: Le Mas, La Bastide e La Villa Candille. Cuore dell’Hotel è la piscina dalle femminee curve affacciata sulle colline di Grasse, con il suo ristorante La Pergola, e fiore all’occhiello del resort è il Ristorante Le Candille. Il talento dello Chef Serge Gouloumès (meritata stella Michelin dal 2005) promette di incantare i palati più smaliziati e sorprende sempre con un tocco di originalità che contribuisce a rendere indimenticabile il soggiorno a Le Mas Candille. La filosofia culinaria dello Chef sposa le nuances esotiche più ricercate ai sapori mediterranei, italiani e provenzali, con un’attenzione all’estetica che tocca la perfezione artistica. L’arredamento del Ristorante e del Bar du Mas riprende i caldi colori primaverili che anticipano i frutti dell’estate, così il rosso porpora delle poltroncine accende il candore dei tavoli ornati di fiori profumati, avvolgendo l’ospite in un caldo abbraccio. Il Direttore dell’Hotel, Giuseppe Cosmai, ha evidentemente saputo coniugare il meglio dell’italianità con il massimo dell’espressione d’hotellerie francese, facendo di Le Mas Candille l’ennesima opera d’arte di Mougins.
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