
Lugano si anima anche oggi. Festeggia l’autunno con il Ziebelemärit, il mercato delle cipolle, i banchetti di formaggi e gli appetitosi Nussgipfel. Il tutto condito da un cielo adombrato ma in fondo benevolo nel regalare qualche stralcio di luce a chi mendica calore, come me.
Ogni cosa sembra scorrere come ogni anno, con tanti turisti intenti a farsi strada tra le bancarelle e altrettanti seduti nei locali del Centro. Mi meraviglio sempre nell’osservare quanto la gente ami mangiare e bere, ad ogni ora, senza una vera necessità, forse essenzialmente per noia o per pura convivialità.
In realtà, ciò che più mi meraviglia oggi, è il silenzio, nonostante tutto il vociare delle persone. Sì, perché qualcosa di importante manca, un elemento intimamente legato al cuore della Città. Sono le note, quelle dell’organetto più famoso del Ticino. Le note di Jörg Wolters, per tutti Jörg, e basta. Oggi se n’è andato, spegnendo per sempre non solo la sua musica ma anche i sorrisi che suscitava in chi lo incontrava tutti i giorni e in chi per la prima volta lo vedeva. Impossibile resistere alla sua immagine che sembrava fuoriuscita da una fiaba, Barbarossa e il suo cilindro nero, elegante e divertente. Un signore senza tempo, proprio come il suo organetto.
Gli piaceva definirsi un artista dispensatore di buonumore e di fatti le piazze e le strade del Centro assorbivano inconsapevolmente l’aura serena che Jörg emanava. Dico inconsapevolmente, perché – come spesso accade – ci si accorge delle cose belle solo quando non ci sono più.
L’organetto, però, quello sì che c’è ancora. Sarà in un angolo della roulotte, muto, triste e solo, senza il suo compagno di una vita. E allora, quando passiamo per Piazza Dante, per Via Pessina, lungo Via Nassa, immaginiamo quella manovella muoversi, come se avesse guadagnato un’esistenza in sé, proprio come in una fiaba. E, come per incanto, lasciamoci trasportare con un sorriso dalle note allegre ed eterne di Jörg.
Scritto da chi sa guardare con il cuore.