“Ti amo” è la frase più abusata al mondo, spesso scambiata tra persone che appena si conoscono. E’ un passe-partout che fluidifica il bisogno di contatto affettivo o pseudo affettivo quotidiano anche a distanza, ponte verbale di una realtà che diventa virtualità, e viceversa.
Ci sono ti amo istintuali, pronunciati sotto l’effetto di un’emozione, di una febbrile vibrazione la cui durata non sopravvive oltre lo spasmo d’un fugace orgasmo; ti amo gonfi come palloni, talmente gonfi da non rivolgersi a nessuno in particolare ma a un anonimo amante che forse, dopo tutto, altro non è che il nostro tronfio sé; ti amo aggressivi lanciati come un sacco di spazzatura verso chi magari non ha la stessa sfrontatezza di ricambiare questo dono verbale senza prima rifletterci un po’ su; ti amo placebo che fanno tanto bene al narcisismo cieco di chi ascolta ma tanto male a chi li pronuncia che resta inevitabilmente solo nel suo sterile involucro affettivo; ti amo supplichevoli, petulanti richieste d’aiuto, di prendersi cura di sè come si potrebbe fare con un figlio ma come non si deve assolutamente fare con un amante; ti amo vuoti, talmente vuoti che rimbalzano contro il proprio desiderio di provare un sentimento, un sentimento che nemmeno si conosce, perché ci vuole l’altro per costruirlo davvero.
E in mezzo a quest’ammucchiata affabulata, confusa e delirante, ci son ti amo focosi, timidi, urlati, balbettati, graffianti, carezzevoli, incoraggianti, frustranti, sinceri e beffardi … Da qualche recondito recesso dell’anima, tuttavia, schizzano fuori senza possibilità d’incatenarli e una volta pronunciati ecco che, come tante creature selvagge restituite alla libertà, esistono. Lettere incise nella mente che scavano nel cuore, multiformi e cangevoli, pericolose e consolatorie.
E infine c’è un ti amo consapevole, ponderato, condiviso e corrisposto. Talmente reale che può essere appena sussurrato e persino taciuto.
Una cosa è certa: un Ti amo così fiero e allo stesso tempo umile spazza via tutti gli altri, precedenti e futuri, perché conquistarlo costa fatica e il suo valore non ha prezzo. Un Ti amo così non può essere improvvisato, va coltivato perché racchiude in sé l’accettazione dell’altro, non il bisogno che dell’altro si ha. E’ una conquista che sa di libertà perché non aspira alla perfezione ma, al contrario, abbraccia tutti i difetti della realtà. E il segreto per trasformare due anonime parole in un autentico messaggio d’amore è innanzitutto riconoscere d’essere in due, proprio come queste parole. Due creature diverse, incomplete e imperfette e non una specchio dell’altra, due creature che tuttavia parlano lo stesso linguaggio fatalmente incomprensibile agli altri. Un linguaggio tessuto di promesse in grado di sciogliere dubbi, timori e incertezze, svuotato di tutti quei fantasmi capaci di animare miraggi e di seminare reciproche, insanabili amarezze.
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