
Dieci anni fa avevo scritto un racconto dal titolo “Anche i cani ridono”. Parlavo dei tanti cani che avevano accompagnato la mia vita, fino all’ultimo di allora, Rocky, un cane corso tigrato tanto possente quanto amorevole. Di lui, in particolare, raccontavo di quella che per me era una sua specialità: quando mi vedeva tornare da un viaggio, mi correva incontro, la bocca gli si allargava sempre più, si dilatava in un movimento volontario e gli angoli si tiravano fino alle orecchie. A quel punto Rocky cominciava a emettere mugolii umani che somigliavano a un canto allegro, prolungato e acuto: era il suo modo di ridere!
Ricordo che allora, alcuni, leggendo queste parole, si divertivano, questo sì, convinti tuttavia che io antropomorfizzassi il cane, proiettando su di lui atteggiamenti squisitamente umani.
Con mio immenso conforto, ho appena terminato un libro illuminante, che a distanza di qualche anno, conferma la mia “tesi”. S’intitola “Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale”, di Fausto Caruana e Elisabetta Palagi, edito da Il Mulino, 2024. Lui proviene dalle neuroscienze; lei dall’etologia. Entrambi gli autori vantano un immenso background culturale e professionale, e insieme hanno partorito questo saggio per far chiarezza su un comportamento – il ridere – che dimostrano non essere affatto prerogativa dell’animale uomo.
La mia gioia nel leggerlo è stata palpabile, perché sentivo stamparsi sul mio viso un sorriso, soprattutto laddove si spiega come molte specie animali siano in grado di ridere e sorridere. Non solo, come potremmo intuitivamente immaginare, specie vicine a noi – come scimpanzé e bonobo – ma anche insospettabili topini e leoni marini. Per più di due millenni la storia del riso è stata vittima di due fraintendimenti. Il primo è che l’uomo è l’unico animale che ride. Il secondo è che riso e humor siano facce della stessa medaglia.
La tesi sostenuta e dimostrata dai due autori è invece che esiste un modo di ridere animale la cui funzione è essenzialmente sociale e nient’affatto connessa con lo humor e il divertimento. Partendo da teorie in parte superate, in parte riviste e completate, si arriva a sostenere che la risata è la Stele di Rosetta del comportamento sociale.
Avventurandosi tra neuroni, neuroni specchio, insula anteriore e polo temporale … insomma, tra i meandri più complessi del nostro cervello, Caruana ci rivela i meccanismi invisibili che portano alla manifestazione della risata e del sorriso. Sia che si tratti dell’animale uomo sia di un animale apparentemente semplice come un topo solleticato sotto la pancia (riso murino). Osservando i comportamenti di alcune specie animali, con immensa pazienza ma immagino anche immenso piacere, Palagi spiega come e perché la risata serva all’interno di gruppi, o tra coppie, di animali trasmettendo messaggi ben precisi, sia espressivi sia sonori, fondamentali per una vita relazionale e gerarchica sana ed equilibrata. Il gioco è la base del dialogo tra animali appartenenti a uno stesso gruppo e le facce da gioco, come vengono definite, somigliano proprio a quella che assumeva Rocky quando mi vedeva, aprendo la bocca fino alle orecchie. A tal proposito, mi compiaccio con me stessa per aver attribuito a Rocky la volontarietà della sua espressione, proprio come questo libro sottolinea.
Ridere con gli altri ha una lunga storia! L’orientamento neuroetologico di questo libro, smaccatamente naturalistico ed evoluzionista, lo rende molto variegato e, in realtà, va oltre la spiegazione del perché si ride. Si spiega, per esempio, anche perché si deride, o perché lo sbadiglio (altra espressione facciale non esclusiva dell’animale uomo), sia contagioso e funzionale alla vita di gruppo.
Insomma, è un libro molto serio che insegna e diverte.
Oggi, finalmente so per certo che quando il mio attuale cane – si chiama Nexi ed è un incrocio tra un pastore tedesco e una maremmana – mi corre incontro quando mi vede, anche lei ride. Il suo è un modo un po’ diverso: mostra tutti i denti che può, socchiude gli occhi, diventa piccola piccola, abbassandosi come una iena, e mugola come un bambino. Tutto questo finché non si sdraia a pancia all’aria scodinzolando, mendicando carezze e magari un premio per la pazienza di avermi aspettato tanto. Grazie a questo libro, so che è vero: anche i cani ridono!
Di Paola Cerana
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