Sentiero Walser Gottardo, in cammino tra le pagine

Di Paola Cerana

Mi trovo nei Grigioni, è una fortunata giornata di sole quando ricevo, per e-mail, l’invito a recensire un libro. Si tratta di un manuale interessante, dal titolo Sentiero Walser Gottardo, scritto da Peter Krebs, e d’istinto accetto con entusiasmo. La coincidenza di trovarmi esattamente in quel momento con i piedi nel gelido Reno, all’interno delle magnifiche Gole del Reno, non lontano da Flims, è certamente un segno. Sì, perché i Walser son passati anche da qui, si sono insediati portando la loro lingua, la loro cultura e la loro intraprendenza. Così, d’un tratto, quella che per me era una bella vacanza diventa anche una curiosità storica.

Ne avrò la conferma una volta a casa, con il libro in mano, divorato in due giorni.

Le tracce del popolo Walser sono vive ancora oggi in moltissimi insediamenti – pensiamo a Bosco Gurin in Ticino – e raccontano storie di donne, uomini e bambini che, con immensa fatica, hanno colonizzato oltre 150 località alpine tra Francia, Italia, Svizzera, Lichtenstein, Germania e Austria, territori spesso difficili da raggiungere, nobilitandoli e non sfruttandoli.

Peter Krebs sembra essersi mescolato con loro, toccando le radici di questo popolo dalla forte identità. Ricalca le loro impronte, penetra nelle loro dimore svelandone il genio architettonico (le casette vallesane con i trampoli), condivide il lavoro della terra, la raccolta della segale e respira il profumo del pane appena sfornato. Mi fa ripensare alle finestre dell’anima, di cui già sapevo ma lo racconta così delicatamente che sottolineo il passaggio, leggermente per non violarlo. Nelle case Walser c’è un’apertura nel muro molto particolare, perché veniva schiusa dai famigliari di un defunto dopo la sua dipartita, in modo che la sua anima potesse volare via come un uccello verso la libertà eterna. Un tocco di architettonica poesia che rivela la sensibilità di questa gente. 

E poi Krebs si avventura non solo nei luoghi, anche nella lingua: il dialetto, quel Schlächttitsch (Schlecht: brutto- Titsch: tedesco) che in realtà brutto non è e ce lo spiega rendendolo vivo. I dialetti Walser sono l’unico patrimonio comune a tutti i Walser e Krebs ci ricorda che la lingua è un importante patrimonio culturale, uno dei più importanti in assoluto e … a differenza delle cattedrali o dei dipinti, non può essere restaurata. Quindi deve continuare ad essere parlata.

L’importanza vitale della lingua è testimoniata anche dalla toponomastica: i Walser amavano dare un nome ad ogni cosa così che acquistasse un’identità, nomi che sono sopravvissuti all’oblio, dall’ansa di un fiume a un grande macigno a un edificio, fino a intere regioni (Surselva, per esempio, significa sopra la foresta, riferito alla Grande Foresta, lo Uaul Grond, di Flims). 

Ogni pagina del libro regala una sorpresa: si impara perché e come i Walser riuscirono a insediarsi con successo presso comunità straniere; si conoscono i retroscena di quella vita serena ma di fatica; ci si emoziona davanti a paesaggi che hanno dell’incredibile, quegli stessi di fronte ai quali i migranti si sono trovati, con l’entusiasmo di farne definitivamente parte. In realtà, in tanti secoli qualcosa è cambiato: Mulattiera, strada carrozzabile, autostrada: le vie di comunicazione attraverso e sul San Gottardo diventano sempre più larghe, veloci e costose. E la loro efficienza sembra inversamente proporzionale alla bellezza delle infrastrutture. Un tempo, quando c’erano a disposizione meno soldi e meno tecnologia, queste ultime venivano realizzate con materiali del luogo … esempi di sostenibilità ante litteram.

Riflessioni simili, ispirate da una sosta che libera i pensieri a volare tra le nuvole, sono frequenti e sfiorano un sentimento di nostalgia. Pagina dopo pagina, mi sono sentita trasportata su due livelli emotivi: il primo, immedesimandomi nelle prodezze del popolo Walser; il secondo incamminandomi accanto all’autore, all’ombra dei suoi pensieri. Così, tornando indietro con la mente al mio passaggio nelle acque del Reno, ho una nuova consapevolezza, perché ho imparato che tutti i corsi d’acqua che sgorgano al confine con il Canton Ticino si chiamano Rhein in tedesco e Rein in romancio. Tutti iniziano piccoli e trasparenti ma presto diventano torrenti impetuosi. Poi entrano nella fase puberale che dura poco. Molti di questi giovani fiumi vengono captati all’interno di alti argini … per poi essere deviati ai fini della produzione di energia elettrica. A un certo punto tutta l’acqua confluisce nello stesso Reno, il Rein Anteriur, per poi unirsi con il Rein Posteriur presso Reichenau. Il destino di queste acque sarà l’Aare. Krebs ricama frasi bellissime ricordando le origini antichissime dei nomi dei fiumi – che lingua musicale si può scoprire dalla geografia! – concludendo che il Reno è un fiume straordinariamente poliglotta.

É difficile distinguere, in queste pagine, il resoconto storico dal racconto emozionale, ravvivato da esaltazioni estetiche contagiose. La sensazione è che l’escursione in sé lungo il Sentiero Walser Gottardo sia un bellissimo pretesto per unire le due dimensioni, quella esterna dei fatti e quella interna dei sentimenti.

Come un film, camminare offre una sequenza di immagini: la macchina da presa siamo noi. Per un momento, le immagini riprese richiamano tutta la nostra attenzione; poi vengono sostituite dalle successive. Più tardi ci si ricorderà solo di frammenti: della fonte di acqua fresca, della salita lungo le rocce illuminate dal sole, di un ponticello di legno in qualche bosco. Per la maggior parte le impressioni si dimenticano … come il tempo.

Il tempo. Era primavera quando Krebs si è messo in cammino per il Sentiero Walser Gottardo e giunto all’ultima tappa le nuvole del bel tempo sfilano nel cielo autunnale, ricordando gli angeli barocchi delle cappelle della Surselva … Scopro il primo colchico autunnalevuole dirmi che qualcosa sta per finire?

Il libro è finito, quello sì. Per il resto panta rhei, tanto per tornare al nostro Reno. Il mio consiglio è questo: non fate come me, leggetelo con lentezza, di modo che l’ultima pagina arrivi il più tardi possibile, facendovi sentire voi stessi escursionisti, pellegrini, migranti lungo l’appassionante Sentiero Walser Gottardo.

Sentiero Walser Gottardo. Alto Vallese, Val Formazza, Ticino, Gottardo e Surselva

IET Istituto Editoriale Ticinese SA 2024

Traduzione di Laura Bortot

In collaborazione con: Associazione internazionale dei Walser www.wir-walser.ch 

Il libro
Nel Medioevo, il popolo Walser lasciò l’Alto Vallese e si mise in cammino, in cerca di nuovi territori. 
La guida Sentiero Walser Gottardo invita a ripercorrere il loro spettacolare cammino, muovendosi tra Svizzera e Italia: dalla valle di Binn, nel Canton Vallese, si raggiunge la val Formazza, in Piemonte, ci si sposta nel Canton Ticino per scoprire Bosco Gurin e la val Bedretto, si scavalca il passo del San Gottardo e, transitando per il Canton Uri, si arriva nella regione grigionese della Surselva.
Per ogni tappa, corredata da cartine e fotografie a colori, fornisce informazioni e curiosità sulla storia e la cultura Walser e dispensa consigli pratici utili per gli escursionisti.
Con un inserto tascabile e fotografie a colori. 

L’autore
Peter Krebs è giornalista, scrittore e guida turistica.Ha pubblicato numerose guide escursionistiche, cui si aggiungono saggi e raccolte di racconti. Innumerevoli escursioni gli hanno permesso di conoscere la Svizzera, il Nord Italia e i loro sentieri. Nel 2018 ha fondato l’associazione Sentieri Ossolani, che si propone di migliorare le condizioni dei sentieri nella parte settentrionale del Piemonte.