
La vita è un’infinità di puntini. Simile a quel gioco in cui bisogna unire con la penna i puntini neri su uno spazio bianco finché non comparirà un disegno. Un animale, un albero, un paesaggio, un aereo …
C’è però una differenza tra la vita e quel gioco. Se nel secondo il disegno è predefinito e i puntini sono numerati, ovvero la sequenza dei puntini cela già un’immagine precisa con un tracciato da seguire, così non è per la vita.
Intendo che nella vita i puntini che ci “compongono” sono tante infinite sorprese e vengono uniti a mano a mano che avanziamo. Quotidianamente, anno dopo anno, siamo noi, attraverso le nostre scelte, a tracciare le linee del disegno. E chissà quante volte le nostre scelte seguono percorsi bizzarri. Magari pensiamo di essere diretti verso un obiettivo tanto desiderato e invece ecco che il cammino devia ad una svolta inattesa senza che neanche ce ne accorgiamo. È la magia della serendipità, imbattersi in qualcosa o qualcuno che non ci aspettavamo, anzi tutt’altro! E quest’imprevisto avrà delle conseguenze, farà comparire altri puntini imprevisti da inseguire …
Quando si è piccoli e giovanissimi, i puntini davanti a noi sono tantissimi quante le stelle in cielo, così i possibili disegni – o i possibili futuri – sono altrettanto numerosi.
Con lo scorrere del tempo, il tracciato alle nostre spalle è sempre più scolpito, impossibile da cancellare e da cambiare. Così influenzerà senza rimedio le possibili scelte davanti a noi. Come dire che l’unione dei puntini futuri dipende in gran parte da come abbiamo unito quelli del passato. È quello che gli studiosi chiamano ‘path dependence’.
Il paradosso è che non abbiamo consapevolezza del disegno che stiamo componendo, perché solo l’immediato presente – un solo puntino – ci è comprensibile. E allora che fare? Continuare a giocare. Spostando sempre più in là l’ultimo puntino, trasformando, magari, quelli che verranno in tanti punti esclamativi!



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